La Procura di Pescara chiuso l’indagine della famosa delibera della giunta regionale del 3 giugno del 2016, che vede indagati il Governatore Luciano D’Alfonso (che non era presente nella seduta di giunta) e alcuni componenti della giunta (Paolucci, Sclocco, Pepe e Di Matteo), il segretario di giunta Fabrizio Bernardini e l’ex segretario particolare del presidente, Claudio Ruffini.
Agli interessati è stato notificato l’avviso di conclusione delle indagini.
Aspetto che è stato reso noto dallo stesso D’Alfonso, in una nota, nella giornata di oggi.
“La rilettura dell’azione politica”, scrive D’Alfonso, ” e degli atti della Pubblica amministrazione da parte di un giudice terzo è un dato di fatto positivo che certifica alla fine del suo percorso la correttezza e la compiutezza dell’impegno istituzionale a cui chi ha responsabilità guarda senza timore.
In queste ore ho avuto contezza di un procedimento da parte della Procura della Repubblica di Pescara riguardante un atto della Giunta regionale – la delibera n. 367 del 3 giugno 2016 – con il quale si dava indirizzo alla struttura tecnica della Regione di esplorare le possibilità di individuare risorse da destinare alla riqualificazione di un bene pubblico di grande valore culturale e ambientale quale quello di Villa delle Rose a Lanciano.
L’assunzione di quell’atto è avvenuta – come si dimostrerà per tabulas – in una giornata di intenso lavoro coincidente con la responsabilità istituzionale che mi vedeva impegnato nel corso della mattinata a Roma, a Palazzo Chigi e presso l’ambasciata americana, nel primissimo pomeriggio in un impegno elettorale a Collecorvino e, a seguire, lo svolgimento istituzionale della Giunta regionale per l’approvazione della delibera citata, per poi riprendere un percorso politico-istituzionale incontrando amministratori e cittadini a Francavilla, Lanciano e Manoppello.
L’ipotesi di lavoro della Procura pescarese pertanto mi vedrà impegnato a favorire e far acquisire ogni utile informazione e documentazione che permetta alla magistratura di pervenire alla verità incontrastata certificante l’assoluta correttezza e liceità delle attività svolte anche in questo caso dal sottoscritto, dai componenti della Giunta e dai collaboratori interessati dal procedimento.