D’Alfonso in Senato. Forza Italia: subito al voto in Regione. Idea ottobre

“Ufficializzati i risultati elettorali, fatte le scelte, è opportuno che in Abruzzo non si perda ulteriormente tempo con le ‘camarelle’ e si torni subito al voto per restituire piena operatività alla Regione al fine di trovare soluzione alle mille problematiche che il Senatore-Governatore D’Alfonso ci ha lasciato in eredità.

 

Ma soprattutto tornare al voto significa mostrare rispetto per le migliaia di elettori che nella nostra regione non hanno semplicemente votato contro il centrosinistra, ma che piuttosto hanno espressamente e specificatamente bocciato l’era “dalfonsian”a e l’operato fantasma del Presidente che ora deve restituire libertà alla regione levando le tende con la sua giunta”. Lo ha detto il Gruppo consiliare di Forza Italia alla Regione Abruzzo, commentando, a mente fredda e a conti fatti, l’esito elettorale.

 

“Il Pd abruzzese è uscito con le ossa rotte dalle elezioni del 4 marzo scorso, registrando un risultato peggiore che nel resto d’Italia – ha osservato il Gruppo consiliare – con l’elettorato di sinistra che è quasi interamente confluito nella macchina del Movimento 5 Stelle. Non esitiamo a definire quello abruzzese un ‘disastro biblico’ per il Pd e per l’intera compagine di sinistra che, con un misero 17 per cento, è stato letteralmente distrutto ed è stato messo fuori da ogni partita. Ma quello abruzzese è stato soprattutto un voto contro il personaggio D’Alfonso per due ordini di motivi: innanzitutto perché proprio il Governatore era candidato in prima persona e, nonostante l’impegno profuso nelle ultime settimane a promettere fondi a destra e manca, la gente ha voluto esprimere la bocciatura sonora proprio nei suoi confronti, anzi, conti alla mano, è evidente che il Governatore se l’è cavata per il rotto della cuffia, per un soffio.

In secondo luogo la concomitanza delle elezioni regionali in luoghi come la Lombardia o il Lazio smentisce la tesi dello stesso Governatore, secondo cui ‘il governo di un territorio mal si concilia con il consenso elettorale’: in Lombardia il neo-governatore Fontana è stato scelto come candidato appena qualche settimana prima del voto ed è stato eletto con un margine di preferenza straordinario per il centrodestra; nel Lazio Zingaretti è stato confermato. Questo significa che chi ha ben governato un territorio, vince. Mentre il Pd abruzzese, candidando il suo uomo di punta, il Governatore in persona, ha straperso.

A questo punto – ha continuato il Gruppo consiliare – riteniamo sia giunto il momento di voltare pagina. Ufficializzati i dati elettorali, deciso che il Governatore opterà per la carica di Senatore, ribadiamo che non abbiamo altro tempo da perdere dietro i giochini della politica tesa a mantenere in vita un governo regionale già finito: andiamo al voto e consentiamo alla Regione Abruzzo di riprendere la propria operatività e di iniziare a risolvere le problematiche ereditate dal Governatore delle chiacchiere Luciano D’Alfonso.

A ottobre, grazie alle preferenze che gli elettori potranno dare a candidati in carne e ossa, riconoscibili e noti, il centrodestra avrà tutte le armi per vincere la partita contro gli unici avversari rimasti, ossia il Movimento 5 Stelle”.

 

La replica di Alberto Balducci. Voglio ricordare ai distratti consiglieri di Forza Italia in consiglio regionale che domenica scorsa si è votato per il Parlamento, e non per la Regione, quindi le loro deduzioni in merito si basano su una premessa falsa. E proprio l’esempio di quanto accaduto in Lazio e Lombardia sconfessa quanto da essi sostenuto: soprattutto nel primo caso, l’elettorato ha votato in maniera differente rispetto alle preferenze espresse per il Parlamento, poiché gli italiani non sono così distratti come i consiglieri berlusconiani.

 

Per quanto riguarda la Regione, rispetteremo i tempi dettati dalla legge allo scopo di non lasciare l’ente senza una guida per lungo tempo. E’ singolare però che a parlare sia proprio chi, appena 4 anni fa, ha prolungato la legislatura di sei mesi con la scusa di voler fare un election day di cui pochi sentivano la necessità.

 

 

 

 

 

 

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