Così Mauro Fabris, vicepresidente di Strada Dei Parchi, la spa che gestisce le A24 e A25 di Lazio e Abruzzo, sullo stato delle due arterie al centro di un braccio di ferro tra la concessionaria e il ministero delle infrastrutture sulla erogazione di fondi necessari per la messa in sicurezza di tratti, strategici in caso di calamità naturali. L’intervento si è fermato a metà per lo stop ai fondi. Fabris, dopo la tragedia di Genova, smentisce l’allarme lanciato da fonti tecniche interne alla stessa Strada dei Parchi, relativamente alle condizioni di pericolo rappresentato da molti piloni che sostengono i viadotti delle autostrade A24 e A25 che non sarebbero sicuri, soprattutto da Pietrasecca a Roma: perché da anni sarebbero pieni di acqua quindi interessati da pericolose infiltrazioni. Proprio per questo, sarebbe urgente lo svuotamento, poi effettuare prove di carotaggio per verificare stato e stabilità al fine di programmare interventi ad hoc.
“Le autostrade A24 e A25 sono in una situazione completamente diversa rispetto al tratto autostradale di Genova interessato dal tragico crollo: nel senso che sono opere più tradizionali rispetto a quella molto più complessa del ponte Morandi”, continua l’ex parlamentare del Pdl il quale tiene soprattutto a sottolineare che “sulla A24 e A25 le attività di controllo e monitoraggio sono condotte secondo gli standard e le norme previste dalle leggi, in maniera continuativa. Va poi ricordato che la A24-A25 è un’infrastruttura ritenuta strategica dalla Protezione civile, e c’è dunque un’attività ulteriore e supplementare di monitoraggio e controllo, visto che è stata sollecitata negli ultimi anni da decine migliaia di eventi sismici”.
“Noi siamo una realtà – aggiunge Fabris – tra le poche in Italia che hanno realizzato il piano intervento di messa in sicurezza al 104 per cento rispetto a quanto previsto dal contratto sottoscritto con lo Stato, parliamo di 700 milioni spesi dal 2009 ad oggi”. Sdp spa del gruppo industriale dell’imprenditore abruzzese Carlo Toto, è al centro delle polemiche anche per il caro tariffe con un gruppo di sindaci laziali e abruzzesi che dai primi di gennaio protestano per l’aumento, di circa il 13 per cento, scattato ad inizio 2018.
“Se non si potrà mettere in definitiva sicurezza l’autostrada, in un’area a rischio sismico, personalmente ritegno che andrà fatta una proposta molto seria al governo, ovvero se valuti di riprendersi indietro le due autostrade, ponendo termine alla concessione”. conclude Fabris.