La notizia è di quelle che meriterebbe il giusto livello di attenzione, ma anche un appropriato e costante monitoraggio affinché quanto accaduto sabato scorso con la sottoscrizione da parte dei Governatori di Marche, Abruzzo, Molise e Puglia del protocollo d’intesa per lo sviluppo del Corridoio Adriatico centro meridionale, possa mettere in moto concretamente quella strategia unitaria in grado di conseguire in tempi ragionevoli, le ambiziose finalità che le quattro regioni adriatiche si sono prefissate.
Del resto, i quattro governatori Acquaroli, Marsilio, Toma e Emiliano saranno sicuramente consapevoli di essersi assunti, sottoscrivendo questa intesa, un impegno notevole che qualora si concretizzasse, andrebbe a sovvertire decenni di immobilismo politico nei quali le stesse quattro regioni italiane confinanti tra loro, sono state sistematicamente escluse e marginalizzate da importanti interventi infrastrutturali nonché dai processi di interconnessione delle reti nazionali ed europee.
Non a caso ci sono voluti non pochi anni per convincere il Parlamento Europeo sulla necessità di rivisitare gli attuali tracciati TEN-T, intervenendo in particolare sul Corridoio Baltico/Adriatico e Scandinavo/Mediterraneo ovvero proprio quei tracciati che hanno maggiormente messo in evidenzia la miopia politica di alcune scelte strategiche e che hanno chiaramente penalizzato nel tempo queste quattro regioni in termini di accessibilità, connettività e competitività, determinando conseguentemente effetti negativi sulla crescita economica ed occupazionale degli stessi territori. Rispetto a queste ipotesi, è il caso tuttavia di rammentare che sulle possibili modifiche delle reti TEN-T, incombe una scadenza alquanto ravvicinata del 2 novembre 2020, data utile per formulare proposte di revisione delle reti europee dei trasporti. All’Europa e al Governo italiano vanno congiuntamente richiesti risorse finanziarie e interventi risolutori per migliorare i collegamenti lungo la dorsale adriatica ovvero: • sul trasporto ferroviario sia delle persone che delle merci (eliminazione binario unico sulla Termoli – Lesina e upgrading tecnologico delle linee esistenti, nuove linee di alta velocità/alta capacità, verticali ed orizzontali); • sulle infrastrutture autostradali (realizzazione della terza corsia fino a Lecce/Taranto); • per incrementare la competitività dei porti adriatici, che guardi al corridoio adriatico per i mercati europei anche in termini di portualità.
A tal proposito va pertanto ripensato il piano dei porti affinché si possa favorire tale obiettivo. Analogamente andrebbero sollecitati interventi per potenziare anche la trasversalità est-ovest e l’intermodalità nel trasporto di merci e persone tra il Tirreno e l’Adriatico, ma anche le reti orizzontali verso i mercati interni europei, veri corridoi di sviluppo da qui ai prossimi 5 anni in grado, come è ampiamente noto, di rappresentare uno straordinario volano per la crescita dei flussi commerciali e per lo sviluppo dell’economia e dell’occupazione.
E se in questa direzione vanno sia i progetti per il raddoppio e la realizzazione della linea ferroviaria ad Alta velocità tra Napoli e Bari (e che ha ottenuto proprio di recente il via libera per un finanziamento straordinario ed epocale di due miliardi di euro da parte della Banca europea per gli investimenti) ma anche la presentazione dello studio di prefattibilità della nuova ferrovia Roma-Pescara, che prevede la realizzazione di un’infrastruttura veloce per passeggeri e merci dal costo complessivo di 6,5 miliardi, la stessa cosa non può dirsi per altre direttrici trasversali e/o orizzontali che invece scontano ritardi inaccettabili come nel caso della Orte Falconara o, in alcuni casi, non sono stati nemmeno progettati e parliamo del collegamento tra Termoli e la Capitale. E anche sul sistema aeroportuale, andrebbero sostenuti i progetti di coordinamento e collaborazione tra gli scali, prendendo spunto ad esempio dalle iniziative già avviate in tal senso tra gli aeroporti delle regioni terremotate.
In definitiva pur condividendo la strategia unitaria di sviluppo di queste quattro realtà regionali il cui obiettivo è quello di contribuire a ridurre il divario infrastrutturale con il resto d’Italia, vorremmo che aldilà degli annunci e dei protocolli d’intesa, ci fosse un maggiore coinvolgimento dei portatori d’interesse a cominciare dalle parti sociali e soprattutto venissero fissati con maggiore chiarezza gli obiettivi e la tempistica con la quale s’intendono conseguire gli eventuali risultati. La Filt Cgil delle quattro realtà regionali, proprio a partire da questa prima iniziativa unitaria di comunicazione agli organi di informazione, preannuncia la propria ferma volontà a seguire con estrema attenzione ed interesse l’evolvere di questa intesa istituzionale avanzando da subito una richiesta formale al Coordinatore dell’intesa, affinché nel cosiddetto Comitato di Coordinamento Istituzionale di cui all’articolo 5 del Protocollo vengano coinvolti oltre ai Presidenti e agli Assessori competenti, anche le parti sociali e associazioni dei consumatori.