Assolti dipendenti comunali perché incapaci di intendere: l’incredibile sentenza a Sulmona

È pari a quattro condanne e due assoluzioni l’esito del processo di primo grado per l’inchiesta sui furbetti del cartellino del Comune di Sulmona.

A sorprendere e a destare qualche critica in città non è però l’esito legato alle condanne comminate ai quattro dipendenti dell’ente comunale, bensì quello connesso alle due assoluzioni.

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Condanne e assoluzioni per i dipendenti coinvolti – abruzzo.cityrumors.it – Fonte Pixabay

I dipendenti comunali sarebbero infatti stati assolti perché ritenuti incapaci di intendere. Una sentenza che ha destato qualche inevitabile polemica da chi avrebbe voluto una pronuncia più esemplare, e che non mancherà di generare ulteriori e aspre opposizioni da parte di coloro che hanno già preso una dura posizione in questo ambito.

La condanna non arriva per tutti

Ricordiamo infatti che la condanna inflitta dal giudice Francesca Pinacchio è giunta per tre dei quattro imputati, sanzionati con la pena di un anno di reclusione e 400 euro di multa, in aggiunta al pagamento delle spese processuali e al risarcimento del Comune di Sulmona, che si è costituito parte civile nel processo.

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E’ dunque arrivata alla fine la lunga procedura che ha destato molto scalpore nell’opinione pubblica per diversi anni – abruzzo.cityrumors.it – Fonte Pixabay

Era invece stata di un anno e mezzo di reclusione più 1.000 euro di multa la pena per l’ex dipendente che era stato licenziato dall’ente, per un provvedimento che risulta però essere stato ora annullato dal giudice. Sono state due le assoluzioni per totale incapacità d’intendere e volere al momento del fatto.

Ricordiamo che l’inchiesta è stata condotta dalla Guardia di Finanza e risale a fatti del 2016, quando il Comune di Sulmona aveva visto inizialmente interessati ben 48 indagati per aver timbrato falsamente i badge ed essersi assentate senza giustificazione dal posto di lavoro.

I dipendenti erano stati infatti pizzicati in orari di lavoro al bar durante lunghe colazioni, al mercato, durante la spesa da portare a casa e non solo. Un fatto che aveva avuto una ribalta nazionale, portato alle cronache nel 2016, con diversi quotidiani che avevano riportato le immagini delle videocamere di sorveglianza mentre badge dei dipendenti di Palazzo San Francesco venivano timbrati falsamente.

Delle 48 persone finite sul registro degli indagati, 24 avevano ricevuto gli avvisi di garanzia, mentre il processo era stato richiesto per 9 persone, con solo 6 imputati finiti alla sbarra. Ora, l’ultimo tassello di quello che sembra essere un percorso giunto alla fine dopo una lunga procedura, e adesso suggellato dalle pronunce del Tribunale di Sulmona.

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