Attuare subito le misure meno costose o a costo zero come l’allontanamento delle sostanze pericolose e la perimetrazione delle aree di salvaguardia, assicurare i fondi e la trasparenza e, infine, aprire una approfondita discussione sulla proposta miliardaria di nuovo Piano Economico Finanziario per A24 e A25 con tanto di proroga all’attuale concessionario. Queste le richieste di Mobilitazione per l’Acqua del Gran Sasso all’indomani della comunicazione ufficiale di Strada dei Parchi di tenere aperto il traforo.
“Anche la prestigiosa rivista scientifica “Science” dedica un nuovo articolo del corrispondente Edwin Cartlidge all’ulteriore evoluzione della vicenda, dopo la fissazione della prima udienza del processo per il 13 settembre 2019 e la drammatizzazione imposta da Strada dei Parchi con la minacciata chiusura dei tunnel, poi rientrata. Al centro dell’articolo la questione della presenza delle 2.300 tonnellate di sostanze pericolose stoccate irregolarmente nei laboratori in due dei venti esperimenti in corso, LVD in sala A con 1.000 tonnellate di acqua ragia e Borexino in sala C con 1.292 tonnellate di Trimetilbenzene. Nella corrispondenza si legge anche che i Laboratori hanno annunciato, dopo l’avvio del procedimento giudiziario, la smobilitazione dei due esperimenti. Come Mobilitazione per l’Acqua del Gran Sasso stiamo verificando, purtroppo solo dopo i nostri esposti e l’emergere delle evidenze contenute nelle perizie e degli atti d’indagine dei NOE per conto della Procura di Teramo, che finalmente gli enti hanno iniziato ad ammettere la gravità della situazione e le potenziali conseguenze di incidenti con quelle sostanze, su ben tre province, Teramo, L’Aquila e anche Pescara (in realtà, come presto illustreremo, a voler essere precisi c’è anche Chieti). Aver voluto per anni tralasciare il problema sta facendo solo male al nostro paese dando spazio anche ad inutili e totalmente infondate drammatizzazioni da parte di Strada dei Parchi. Da subito avevamo spiegato, con banali passaggi logici, perché la società non aveva nessun motivo per annunciare la chiusura, con tutte le conseguenze che abbiamo visto”.
E ancora: “Noi intanto auspichiamo che l’INFN divulghi immediatamente il crono-programma e la documentazione relativa all’allontanamento delle sostanze pericolose, contribuendo così a migliorare di molto il livello di sicurezza del sistema e ad abbassare la tensione, senza subordinarle ad altre ragioni che non siano il rigoroso rispetto delle norme poste a tutela dell’acqua. L’Art.94 prevede l’allontanamento delle sostanze senza se e senza ma. Procedano senza indugio, visto che è un intervento non solo obbligatorio ma anche a costi relativamente contenuti; il Governo assicuri subito tutti i fondi necessari per le ulteriori opere di impermeabilizzazione, comunque necessarie, magari da spalmare su più anni. Crediamo che un paese del G7, dove si finanziano grandi opere inutili da miliardi, possa tranquillamente stanziare 40-50 milioni di euro all’anno per 4-5 anni per sistemare una situazione incresciosa; la Regione approvi il Piano delle Aree di salvaguardia visto che l’omissione dura da 13 anni e che la documentazione tecnica è già disponibile”.