I medici convenzionati del 118 che operano in Abruzzo hanno scritto una lettera agli ordini professionali dei medichi chirurghi della quattro province.
La lettera è tesa a chiedere una presa di posizione da parte degli ordini relativamente alla posizione contrattuale dei medici che ritengono on più soddisfacente rispetto alle esigenze minime del lavoro e del contesto nel quale si opera.
Egr. Presidente
Noi, MEDICI CONVENZIONATI DI EMERGENZA SANITARIA TERRITORIALE (118) iscritti agli Ordini provinciali, ci vediamo costretti a reclamare la Sua attenzione su problemi e contraddizioni, presenti ormai da troppi anni, che riguardano il nostro contratto di lavoro; situazione che ci fa vivere un profondo senso di ingiustizia esacerbato in
modo evidente dalla attuale pandemia che da mesi stiamo gestendo, insieme alla Sanità tutta, con impegno e competenza.
Noi riteniamo che l’attuale contratto (ACN) cui siamo legati, appaia ormai DECONTESTUALIZZATO rispetto ai nostri compiti e agli accresciuti bisogni di un soccorso territoriale, che chiede sempre più interventi qualificati e non limitati al semplice “carica e vai!”. Un soccorso profondamente mutato rispetto agli anni precedenti, che ha visto una
sempre maggiore integrazione con l’ospedale. Ne è un esempio il trasporto dei pazienti con patologie tempo dipendente (es. STEMI, ICTUS) verso l’ospedale più adatto (Hub) e non quello più vicino (Spoke), e non solo da territorio ad ospedale, ma anche da ospedale ad ospedale.
Un contratto di lavoro, che NON ci riconosce il diritto alla malattia e all’infortunio, perché regolamentati da polizze assicurative private che liquidano le competenze al termine della malattia, lasciandoci scoperti per tutta la sua durata.
È evidente quindi come tutto ciò renda obsoleta la nostra condizione di Medici Convenzionati, poiché ci ingabbia dentro il livello basico di Medico Soccorritore, precludendo così le nostre legittime istanze di avanzamento di carriera e di ulteriore integrazione nel DEA, presso cui siamo certi di poter esprimere pienamente la nostra utilità. Queste
opportunità, negate a noi Convenzionati, sono al contrario concesse al medico Dipendente.
Crediamo di avere nel tempo realizzato una tale esperienza da avvertire ormai l’esigenza di emanciparci dalla pura e semplice assistenza primaria e dalla continuità assistenziale, in quanto è evidente come i compiti, gli obblighi contrattuali e le modalità di svolgimento del servizio sono divenute oggi completamente diverse.
La domanda a cui tutti noi vorremmo avere risposta è: perché noi Medici Convenzionati, pur operando nelle stesse difficili condizioni, siamo privati dei diritti di cui invece godono i nostri colleghi Dipendenti? Il lavoro e l’esposizione al contagio sono gli stessi e allora perché non riconoscerci pari diritti, permettendoci la transizione verso una nuova e
più equa condizione di Dipendenti ASL? Ad avvalorare ancor di più la nostra richiesta le ricordiamo che tempi addietro, attraverso l’applicazione della Dlg. 502 del 1992, molti nostri colleghi sono passati dalla condizione di Medici Convenzionati a quella di Dipendenti ASL.
Se a Lei ci siamo rivolti, forti dei nostri diritti ed interessi da tutelare, ed abbiamo scritto questa lettera è anche perché tra i compiti degli ordini professionali c’è quello di dirimere le controversie tra il Sistema Sanitario Nazionale e le categorie professionali.
Le chiediamo quindi, signor Presidente, un segnale forte che fughi ogni dubbio sulla posizione del NOSTRO ordine riguardo ai percorsi presenti o futuri da seguire per realizzare la nostra aspirazione circa la dirigenza medica, attraverso il transito alla dipendenza nella rete del DEA. Le chiediamo inoltre un incontro, anche in webinar, al fine di rendere ancor più chiare le criticità.
Cordiali saluti,
I Medici 118 Convenzionati della Regione Abruzzo