Abruzzo. Si è svolta a Roma la conferenza stampa di presentazione della Class Action pubblica promossa dall’Associazione Pensiero Celeste di Padova che chiede al Ministro della Sanità e al Presidente D’Alfonso di intervenire controllando che, nella corretta applicazione della Legge 194/78, venga garantito il servizio di interruzione volontaria di gravidanza in tutte le strutture ospedaliere ove previsto.
In modo particolare il Presidente della Regione, quale Organo preposto al controllo e all’individuazione delle azioni da intraprendere, dovrà garantire un riequilibrio del personale medico e infermieristico, come peraltro previsto all’articolo 9 della Legge n. 194, attraverso la mobilità del personale, nell’ambito di livelli minimi e di una programmazione regionale, che preveda almeno il 50 per cento di personale non obiettore.
La denuncia di Pensiero Celeste nasce dopo che il Presidente della stessa Associazione Sig. Andrea Napoli, su segnalazione di molte mamme che si sono sottoposte ad interruzione volontaria di gravidanza, ha riscontrato che in molte strutture ospedaliere, oltre non essere talvolta possibile abortire per la presenza di soli medici obiettori di coscienza, le pazienti sono lasciate ad abortire abbandonate a se stesse, senza assistenza di personale medico e paramedico. Alle stesse viene semplicemente affidato un campanello da suonare ad espulsione avvenuta del feto.
“Il diritto alla salute e del libero arbitrio vanno sempre e comunque garantiti. Le mamme, oltre a soffrire per una scelta che porteranno come una croce per tutta la vita, si trovano spessissimo porte sbattute in faccia e, di conseguenza, a dover percorrere autostrade infinite per raggiungere un ospedale che permetta loro di abortire. Molto spesso anche in condizioni di salute già compromesse. Questo non è tollerabile.
Perciò, cosi come sancito dall’articolo 9 della Legge 194/78, che prevede che gli enti ospedalieri e le case di cura autorizzate sono “tenuti in ogni caso ad assicurare l’espletamento delle procedure previste dall’articolo 7 e l’effettuazione degli interventi di interruzione della gravidanza richiesti secondo le modalità previste dagli articoli 5, 7 e 8”, e che, in tale contesto, “La regione ne controlla e garantisce l’attuazione anche attraverso la mobilità del personale”, chiediamo che il Presidente D’Alfonso intervenga con le opportune azioni nei limiti di 90 giorni stabiliti dalla Legge.
Caso contrario ci rivolgeremo al Tar Regionale proponendo ricorso”.
Nella diffida, l’Associazione chiede inoltre di:valorizzare e ridare piena centralità ai consultori familiari, quale servizio fondamentale per attuare vere politiche di prevenzione nonché servizio essenziale per l’attivazione del percorso per l’interruzione volontaria della gravidanza.
Attivarsi perché l’interruzione volontaria di gravidanza farmacologica sia proposta come opzione alle donne, che, entro i limiti di età gestazionale imposti dalla metodica, devono poter scegliere quale percorso intraprendere.
Promuovere la conoscenza dei diritti in tema di contraccezione di emergenza, anche tramite adeguate azioni informative sull’esclusione del diritto all’obiezione di coscienza per i farmacisti.
Prevedere azioni di prevenzione dell’interruzione volontaria di gravidanza mediante attività di educazione alla tutela della salute e di informazione sulla contraccezione nelle scuole di ogni ordine e grado.