Pescara. “Italia fossile: rischia di dover cambiare presto nome il cosiddetto ‘Decreto Sblocca-Italia’ annunciato non senza retorica dal Presidente Renzi e in approvazione già a fine Agosto. L’Abruzzo rischia di uscire totalmente stravolto, perché negli scarni documenti a supporto della conferenza stampa del Governo, e, precisamente, al punto 10 delle Linee guida, è previsto il rilancio in grande stile delle attività connesse agli idrocarburi”. Lo hanno denunciato il Forum dell’acqua e il Coordinamento No Triv, spiegando come il decreto al puneto 10 recita: ‘Per sviluppare le risorse geotermiche, petrolifere e di gas naturale il progetto prevede investimenti privati nazionali e internazionali per oltre 17 miliardi di euro, con un effetto sull’occupazione di 100mila unità e un risparmio in bolletta energetica per 200 miliardi in 20 anni’.
Per gli ambientalisti “se passasse questo approccio i prossimi 40 anni della regione saranno segnati da oleodotti, gasdotti e trivelle, centri oli e stoccaggi gas. Una regione che da decenni ha puntato sulle aree protette, che già ora consuma il 60% dell’energia elettrica prodotta da sole, acqua e vento, che potrebbe in poco tempo recuperare il disastro della depurazione, dei fiumi e dei rifiuti limitando le principali criticità ambientale, dovrebbe secondo Renzi incamminarsi sull’energia e sull’economia del passato, causa dell’effetto serra e di un inquinamento ambientale senza pari. Per rimediare (ovviamente senza poter calcolare il valore del dolore di un bambino nato deformato) ai soli danni sanitari del petrolchimico di Gela servirebbero 6,0 miliardi di euro, a quello di Priolo 3,5; a causa della tropicalizzazione del nostro clima indotto dall’effetto serra, per il secondo anno consecutivo l’agricoltura italiana ha subito danni che Coldiretti ha quantificato in 1,0 miliardi di euro mentre il turismo ‘made in Italy’ registra il crollo delle presenze negli stabilimenti balneari fino al 70%, con 400 milioni di euro persi e 50.000 lavoratori giornalieri rimasti a casa. Queste ‘esternalità’, questi costi non vengono mai messi in conto, come non furono messi in conto, ad esempio, per Bussi, ed ovviamente non compaiono nei vari studi con cui Assomineraria ha tentato di dimostrare la compatibilità tra petrolio, agricoltura e turismo.
Quindi un messaggio alla politica abruzzese che “non può rimanere a guardare. Il ‘Decreto Passera’ passò con la fiducia e i deputati abruzzesi votarono la norma che ha rimesso in campo il progetto Ombrina e, in tempi più recenti, anche Rospo Mare 2. Questo nuovo provvedimento consegnerà il futuro dell’Abruzzo nelle mani di poche multinazionali del petrolio. In questo caso, considerati i riflessi che avrà su intere generazioni, i Parlamentari devono subito chiarire che non esiste vincolo di Governo, visto che l’Abruzzo è ad un vero e proprio bivio”.
Il Forum abruzzese dei Movimenti per l’Acqua e il Coordinamento No-Triv Abruzzo lanciano quindi un appello preventivo a tutta la classe politica regionale affinché “tutti gli eletti di qualsiasi livello, siano essi Sindaci, Consiglieri Comunali, Presidenti di Provincie, Consiglieri regionali, Assessori, e lo stesso Presidente della Regione intervengano presso il Governo per scongiurare la trasformazione concreta della regione dei parchi in distretto minerario petrolifero. Il Governo lancerà una consultazione pubblica. Da giorni abbiamo chiesto di ricevere la bozza del ‘Decreto Sblocca-Idrocarbur’ tramite l’e-mail dedicata alla procedura che è essa stessa un ossimoro degno di nota: rivoluzione@governo.it. Non abbiamo ricevuto nulla e rimaniamo alle due pagine senza neanche intestazione pubblicate sulla home page del sito WEB del Governo. La ‘rivoluzione’ renziana è quella che non taglia la bolletta elettrica di famiglie ed imprese mentre il costo dell’elettricità in Borsa in Italia dal 2008 al 2014 è sceso del 37%? E’ quella che non colpisce i servizi costosi ed inefficienti forniti da grandi compagnie come Enel o Terna, e che non interviene sui fornitori e sui distributori di energia? E’ quella che punta sulle fonti fossili mentre Germania, Danimarca e Francia accelerano verso l’energia pulita? La ‘rivoluzione’ governativa è quella che favorisce le multinazionali con sede alle Falkland come Medoilgas ed i fondi di investimento esteri? Le aziende che promettono nei documenti presentati alla V.I.A. che non perderanno in mare neanche un litro di petrolio in 24 anni, quando gli stessi petrolieri norvegesi ammettono perdite medie di oltre 3000 barili di petrolio per progetti simili? Per società che fanno propaganda sulla spiaggia di Punta Aderci sostenendo che la sua bellezza può convivere con otto pozzi di petrolio, dimenticando che nel 2005, in piena estate, da uno di quei pozzi uscì petrolio e l’intera costa vastese corse un pericolo enorme scongiurato per poco? Ovviamente i cittadini parteciperanno alla consultazione pubblica ma è evidente che ad essere in prima fila a difendere le ragioni del territorio e scongiurare questo triste epilogo dovranno essere gli eletti a tutti i livelli livello”.