L’Aquila. Resta ai arresti domiciliari l’ex assessore regionale alla Cultura Luigi De Fanis, costretto in casa dallo scorso 12 novembre nell’ambito dell’operazione ‘Il Vate’.
È quanto ha deciso oggi il Tribunale del Riesame dell’Aquila, presieduto dal giudice Giuseppe Romano Gargarella, che ha respinto la richiesta dei legali dell’indagato, Domenico Frattura e Massimo Cirulli.
I due avevano fatto ricorso contro il provvedimento dell’8 gennaio con cui il gip del Tribunale di Pescara, Maria Carla Sacco, aveva respinto la richiesta di libertà. La difesa ha annunciato che ricorrerà in Cassazione.
L’inchiesta mira a far luce sulle modalità di erogazione dei contributi in base alla legge regionale n.43/73 che disciplina l’organizzazione, l’adesione e la partecipazione a convegni e altre manifestazioni culturali. Più in particolare, De Fanis è accusato di aver chiesto tangenti in cambio di fondi gestiti dal suo assessorato.
I reati che gli vengono contestati, a vario titolo, sono di concussione, truffa aggravata e peculato. Non solo. De Fanis è sotto inchiesta da parte della Procura di Lanciano, che gli contesta il tentativo di omicidio nei confronti della moglie. Alla sua segretaria, indagata con altre persone nell’inchiesta ‘Il Vate’, avrebbe detto di voler avvelenare la consorte. In questo contesto l’ex assessore, che attualmente condivide l’abitazione con la moglie, si è difeso sostenendo che quella era solo una battuta.
Sempre De Fanis è indagato anche dalla Procura di Pescara nell’ambito dell’inchiesta su presunti indebiti rimborsi spesa per viaggi istituzionali.