Pescara. Il Sistema idrico regionale è al collasso e rischia il tracollo con il pericolo “di una parziale privatizzazione nel 2014”.
È quanto dichiarato oggi dal presidente della Regione Abruzzo Gianni Chiodi, che in una conferenza stampa ha lanciato un vero e proprio atto di accusa ai soggetti gestori ed un invito “ai Comuni ad agire direttamente sui consigli di amministrazione delle società in modo da eliminare le criticità”.
Come spiegato nel corso dell’incontro, esiste infatti un carico di debito dei Soggetti gestori che supera i 300 milioni di euro, mentre gli investimenti sono bloccati perchè le società non stanno portando avanti gli accordi quadro con il governo e i costi di gestione delle società stesse hanno raggiunto picchi elevatissimi con assunzioni di personale amministrativo “fuori da ogni logica gestionale e di mercato”.
Per dare un’idea della difficile situazione, Chiodi ha fornito alcune cifre sull’indebitamento di esercizio. “L’Aca – rende noto – chiuderà il 2012 con un passivo di 105 milioni, la Ruzzo Reti è sotto di 95 milioni, il Cam che peraltro non ancora approva il proprio bilancio preventivo, rischia un indebitamento per il 2012 di 62 milioni, mentre quello della Sasi potrebbe toccare quota 42 milioni. Tutto ciò – ha ribadito Chiodi – mette a rischio la continuità del servizio”. Il blocco degli investimenti, invece, avrà conseguenze soprattutto sul fronte della depurazione, settore nel quale “la Giunta regionale ha messo disposizione 70 milioni di euro dai Fas”.
Ma non è tutto. Come sottolineato dallo stesso Chiodi, il progetto di disinquinamento del fiume Pescara è bloccato per i debiti dell’Aca e lo stesso può dirsi per il depuratore di Pescara con il reale pericolo che la città più grande d’Abruzzo rimanga senza depurazione. Nella Marsica esistono, invece, le opere ma non sono funzionanti e nel teramano ci sono pesanti ritardi nell’attuazione dell’Apq. Da qui l’invito della Regione ai Comuni “ad attivarsi nel più breve tempo possibile, non avendo la Regione alcun potere di intervento, diretto e indiretto, sui soggetti gestori” che sono società private regolate dal codice civile. “Ma i Comuni hanno poteri – insistono Chiodi e Di Paolo – perchè sono i principali soci di dette società, conferendo capitali propri che poi sono soldi pubblici. Insistiamo su questo punto perchè abbiamo, netta, la sensazione che le amministrazioni comunali non abbiano percepito quanto sta avvenendo. Dal loro comportamento dipenderà il futuro dell’acqua, per questo la Regione chiede misure forti di cambiamento, come programmi industriali affidati a management capaci, attuazione di Piani di rientro dei debiti, programmi di investimento che siano conformati alla tariffa applicata”.
L’appello del presidente della Regione, Gianni Chiodi e dell’assessore ai Lavori pubblici, Angelo Di Paolo ai Comuni cade a 40 giorni dal 31 dicembre, quando cioè dovranno essere pubblicate le relazioni sulla permanenza dei requisiti per l’affidamento del servizio in house. “Passaggio delicatissimo – avverte il presidente – perchè rischia di saltare il sistema dell’affidamento in house. La legge nazionale prevede infatti che per affidare in house il servizio le Spa dovranno dimostrare di essersi sottoposte a ‘controllo analogo’, di adeguarsi agli indirizzi di Ato e Commissario unico regionale e soprattutto di avere il requisito di affidabilità dal punto di vista finanziario e economico. Allo stato, con i dati in nostro possesso, il sistema di affidamento diretto alle società in house potrebbe saltare” e lasciare il posto alla gara europea ad evidenza pubblica. “Siamo i primi a voler difendere la gestione pubblica dell’acqua – continua Chiodi -, ma sono anni che il Commissario unico insegue il senso di responsabilità dei Comuni e il loro impegno concreto, in qualità di soci delle aziende, ad una gestione coerente con la legge, la sostenibilità finanziaria e il principio del controllo analogo”. In sostanza, Chiodi chiede che “la politica e i politicanti rimangano fuori dalla gestione diretta e indiretta dell’acqua”.
“Rimanendo nella situazione attuale – ha concluso l’assessore Angelo Di Paolo – e senza un intervento immediato delle amministrazioni si va verso l’ingovernabilità del sistema idrico, con il reale pericolo della fine del regime pubblico dell’acqua”.
Le reazioni del consigliere regionale Prc Maurizio Acerbo
“Stamattina Chiodi ha elencato i guasti della dissennata gestione dell’ACA spa e l’enorme mole di debiti nascosta nei bilanci. Poco fa all’assemblea dei sindaci soci Aca spa il centrodestra si è alleato con il gruppo responsabile di questa cattiva gestione per eleggere il nuovo amministratore unico della società. Praticamente il gruppo che esprimeva il presidente arrestato per tangenti Ezio De Cristofaro censurato al mattino diventa alleato al pomeriggio. Un’operazione gattopardesca che chiarisce per l’ennesima volta che il “partito dell’acqua” è trasversale e che le prediche di Chiodi e Caputi sono ipocrite. Anche nel passato pezzi di centrodestra si sono alleati con le varie camarille e cricche concorrenti del centrosinistra.
Dopotutto ils egretario dell’ATO Bernardini, condannato a un anno per reati commessi durante la presidenza del PD Giorgio D’Ambrosio, continua a stare al suo posto su incarico di Caputi e Chiodi. Difficile che possa tirare fuori gli scheletri dagli armadi un amministratore unico eletto con i voti di chi ha condotto l’ACA al disastro. Non convince neanche la scelta del neo eletto: perché affidare la gestione di una società in house che dovrebbe essere trasformata in azienda speciale per gestire un monopolio fuori mercato come il servizio idrico all’avvocato vicino a Becci e notoriamente espressione dell’ANCE (associazione costruttori) e quindi di Confindustria? Affidiamo il servizio idrico a quelli che ne sostengono la privatizzazione? Affidiamo una grande stazione appaltante all’avvocato dei costruttori?”.
La denuncia del capogruppo del PD in Regione Camillo D’Alessandro
“Dal 2008