Nella stessa giornata saranno interrogati dal gip di Pescara anche Lucia Zingariello, segretaria dell’assessore, Rosa Giammarco, responsabile dell’Agenzia per la Promozione Culturale della Regione Abruzzo, ed Ermanno Falone, rappresentante legale dell’associazione “Abruzzo Antico”. De Fanis e Zingariello sono agli arresti domiciliari, mentre per Giammarco e Falone è stato disposto l’obbligo di dimora. I reati contestati sono concussione, truffa aggravata e peculato.
L’inchiesta, coordinata dal procuratore capo della Repubblica di Pescara e dal pm Giuseppe Bellelli, mira a far luce sulle modalità di erogazione dei contributi in base alla legge regionale n.43/73 che disciplina l’organizzazione, l’adesione, e la partecipazione a convegni, ed altre manifestazioni culturali. Le indagini hanno preso il via da una denuncia dell’imprenditore Andrea Mascitti, che si è rivolto al Corpo forestale dello Stato dopo le presunte continue richieste di denaro che gli sarebbero state fatte da parte dell’assessore De Fanis in cambio dell’erogazione di fondi per l’organizzazione di manifestazioni culturali. In particolare le indagini si sono concentrate sull’erogazione di fondi regionali utilizzati per l’organizzazione degli eventi celebrativi dell’anniversario dei 150 anni della nascita di Gabriele D’Annunzio.
“I fatti che emergono oggi sui mezzi di informazione dopo l’arresto dell’assessore De Fanis, pur nel pieno rispetto delle garanzie processuali e del lavoro della magistratura, impongono che il Consiglio Regionale sia chiamato ad una profonda e pubblica riflessione sulla moralità, la competenza ed il ruolo che è urgente rigenerare nell’azione la classe dirigente nel governo delle istituzioni pubbliche in Abruzzo, a partire dall’Ente Regione”. Lo ha dichiarato il vicepresidente del Consiglio regionale Giovanni D’Amico, ricordando che “dal 2008, si è conclamata, al di la degli stessi esiti processuali, una profonda inadeguatezza delle classi dirigenti e politiche nella gestione trasparente e moralmente irreprensibile della cosa pubblica, a garanzia piena dei cittadini e delle istituzioni democratiche. Si pone l’urgenza di una più forte e chiara riflessione e di una piena assunzione di responsabilità, che vada oltre gli stessi schieramenti politici, dei quali nessuno in questi anni è rimasto immune dalla conclamazione di fatti morali e giudiziari Il risanamento, vorrei dire al Presidente Chiodi, non passa solo attraverso un’attività di tipo contabile. Il risanamento richiede fondamenti culturali e morali nuovi e soprattutto condivisi, dai quali far scaturire la rigenerazione sociale. Solo una tale base può elevare di nuovo un’azione pubblica orientata al bene comune. Dunque potrebbe essere importante e forse più semplice in chiusura di questa legislatura, fuori dal pregiudizio di parte e di schieramento, sviluppare un dibattito pubblico in Consiglio Regionale, con la riflessione e la definizione di un codice morale ed istituzionale condiviso e reso pubblico, da lasciare quale presupposto vincolante per l’azione politica. Scrivo queste cose cosciente, per il mio stesso percorso personale, delle responsabilità che ci sovrastano e che pratichiamo, a volte con grande sofferenza, sia nella sfera individuale che in quella politica. Ho vissuto l’esperienza di governo dl 2005 al 2008 e di quella di opposizione dal 2008, ho visto i limiti, e non nego i miei personali, oltre che il valore dell’azione istituzionale, e rilevo l’assoluta urgenza di un radicale, diffuso cambiamento dell’agire politico, che possa dare il segno certo di un rapporto del tutto nuovo tra i cittadini e la dignità necessaria di chi li rappresenta nelle istituzioni pubbliche. Vorrei – conclude D’Amico – quindi un Consiglio Regionale straordinario, aperto a tutte le rappresentanze sociali, che in un’adeguata sessione pubblica, discuta un codice morale che sia alla base delle formazione e dell’azione politica delle classi dirigenti della Regione Abruzzo”.