Il mancato inquadramento si traduce dunque in un danno per i cittadini abruzzesi. Inoltre, l’immissione nei ruoli della Regione si risolve di fatto in un danno per i dipendenti della Regione stessa che perderanno una parte di salario accessorio.
“In un quadro simile, – afferma D’Amico – la Giunta regionale sembra non voler svolgere il ruolo che le è proprio, tanto che la procedura di conciliazione attivata dal Prefetto di L’Aquila non si è potuta concludere il 16 ottobre scorso, perché al tavolo di conciliazione era assente proprio l’organo di governo regionale. Le Organizzazioni Sindacali – spiega il vicepresidente del PD già assessore al Personale nella passata legislatura – chiedono un urgente processo di riorganizzazione delle competenze e delle professionalità esistenti tra i dipendenti ed i funzionari della Regione Abruzzo e propongono per l’anno 2013 di utilizzare una parte dei risparmi di gestione conseguiti con la soppressione degli Enti per evitare il taglio del salario accessorio. Le Organizzazioni Sindacali. sono inoltre disponibili a siglare un accordo sulla produttività 2013 solo a condizione che ci sia un impegno politico e amministrativo concreto da parte del Presidente Gianni Chiodi e della Giunta regionale. Alla luce della posizione delle organizzazioni Sindacali, chiedo al Presidente della Giunta Regionale ed all’Assessore competente se intendono svolgere il loro ruolo istituzionale per evitare la paralisi amministrativa della Regione Abruzzo e se intendono farlo accogliendo le richieste stesse. Malgrado i numerosi proclami della Giunta regionale, relativi all’applicazione di principi di merito nell’organizzazione del personale, le metodologie caotiche attuate nella gestione delle risorse umane, con danno diretto per i lavoratori – conclude D’Amico – renderanno oltremodo inapplicabile ogni riorganizzazione in termini di merito e di efficienza. Inoltre, il proliferare del contenzioso in sede giudiziale sta determinando un onere finanziario intollerabile con il quale si sarebbe ben potuto sostenere un principio di premialità per il merito e la competenza delle prestazioni”.