Non è materia da disciplinare con decreto legge.
Con questa motivazione, la Consulta ha dichiarato l’illegittimità’ costituzionale della riforma delle Province contenuta nel decreto Salva Italia e il loro riordino, che ne prevede la riduzione in base ai criteri di estensione e popolazione. Resta invece la riforma relativa i tagli dei tribunali. Sono stati respinti, infatti, imricorsi sollevati dai tribunali di Pinerolo, Alba, Sala Consilina, Montepulciano e Sulmona contro la loro soppressione; inammissibile quella del Friuli Venezia Giulia. Salva solo Urbino.
IL COMMENTO DI FABRIZIO DI STEFANO
“Apprendo con piacere che la Consulta ha dichiarato incostituzionale la Riforma delle Province contenuta nel decreto Salva Italia. Ricordo a me stesso che nella scorsa legislatura furono tanti quei soloni che criticarono la mia posizione sull’argomento, avversa allo specifico articolo del provvedimento. Dicevano che la mia fosse una posizione di retroguardia e priva di ogni legittimità. Forse oggi questi soggetti dovrebbero riflettere sulla base di quanto stabilito dalla consulta e fare pubblicamente un mea culpa”.
IL VICE PRESIDENTE DELL’UNIONE PROVINCE ITALIANE, ENRICO DI GIUSEPPANTONIO
“Era impensabile modificare l’assetto istituzionale con un decreto-legge, così come ha evidenziato la stessa Consulta. Il decreto è un atto destinato a fronteggiare casi straordinari di necessità e urgenza, le riforme si fanno in Parlamento ripartendo dall’esame del Codice delle Autonomie Locali che punti a ridisegnare la struttura degli enti territoriali, ne consideri funzioni e competenze con l’obiettivo di semplificarne l’assetto, puntando esclusivamente all’efficienza del sistema e alla rappresentatività sul territorio. Ora bisogna girare pagina. La Consulta ha ricondotto la sorte delle Province nelle maglie della Costituzione e noi siamo pronti a discutere con serenità per fare riforme serie”.
IL COMMENTO DEL CAPOGRUPPO DEL PD IN CONSIGLIO PROVINCIALE A CHIETI, CAMILLO D’AMICO:
“La sentenza della Corte Costituzionale, che ha reso illegittimo l’articolo 23 del cosiddetto decreto ‘Salva Italia’ quanto i disegni di riordino ed accorpamento delle Province poi non attuate a causa della fine anticipata della legislatura, rende giustizia alla scellerata politica portata avanti dal governo Monti che provò, con forza e determinazione e complicità diffusei un pò in tutti i gruppi politici, a produrre importanti riforme istituzionali a furia di decreti legge e voti di fiducia. Le riforme istituzionali, dei livelli previsti in costituzione, debbono essere fatte in parlamento con le procedure previste, vanno realizzate in maniera complessiva e non a pezzi, con il necessario consenso, con le Camere che dovrebbero essere la risultante di un voto diretto dei cittadini e non di ‘nomine’ fatte dalle segreterie politiche dei partiti.
Bisogna agire con consenso ed equilibrio non a ‘colpi di teatro’ al solo scopo di parlare alla ‘pancia’ della gente!!! Non è la strenua difesa della ‘poltrona’ ma del principio della rappresentanza legata al voto diretto dei cittadini e del territorio che ti ha espresso. E’ sempre più che mai necessario procedere alle riforme istituzionali per ridare fiato, snellezza, vivacità ed efficienza alla pubblica amministrazione; dalle riforme debbono derivare risparmi e velocizzazione delle procedure così come ridurre i centri decisionali in un vero processo di sburocratizzazione. Tutto però dovrà avvenire in maniera complessiva dove si riscrivono i livelli istituzionali e le funzioni contestualizzando il tutto in una vera e visibile diminuzione di enti ed consorzi inutili ove la spesa è elevata e chi lo gestisce non risponde al cittadino utente ed elettore ma al potentato politico di turno. Nel merito delle Province bene sarebbe far votare i cittadini laddove sono commissariate e farlo fare alla scadenza naturale di quelle in cui la legislatura è in corso. Numero dei componenti del Consiglio e Giunta vanno commisurate alla vigente legge elettorale degli Enti Locali già applicata per i comuni.
Per le funzioni è nel ddl della ‘carta per le autonomie’, già in avanzato stato di discussione nella precedente legislatura il cui consenso era molto ampio, che vanno trovate le giuste soluzioni”.
IL COMMENTO DELL’ASSOCIAZIONE CULTURALE TERAMO NOSTRA.
L’associazione “Teramo Nostra” intraprese la scorsa estate, un’importante battaglia contro questo gravissimo e anti-democratico decreto-legge, per la difesa dell’integrità territoriale della Provincia di Teramo e di Teramo Città Capoluogo, mentre tanti erano in vacanza. Tra i promotori delle tante manifestazioni si distinsero particolarmente il Prof. Sandro Melarangelo, Mirko De Berardinis, Antonio Topitti oltre al Presidente Piero Chiarini. Fu promosso uno stato di agitazione a difesa del nostro territorio provinciale. Ma in tanti, anche nei Partiti, avevano già svenduto i nostri confini ad altre realtà della Regione. Furono organizzate dal mese di luglio fino ad ottobre una serie di iniziative per la difesa della Provincia di Teramo, tra le quali ricordiamo: diverse conferenze stampa, le assemblee pubbliche organizzate nella sede di “Teramo Nostra” e in Piazza Martiri della Libertà, l’affissione di manifesti e i tanti volantinaggi e banchetti per sensibilizzare la Cittadinanza. Fu organizzata perfino una manifestazione a L’Aquila a novembre, insieme con l’Amministrazione Comunale, nel giorno in cui il Consiglio Regionale votava la proposta di riordino delle Province.
Molti cittadini hanno condiviso ed apprezzato la battaglia portata avanti nei mesi da “Teramo Nostra”. Molti altri, tra cui tanti politici e rappresentanti delle Istituzioni, hanno preferito restare in silenzio, ignorando la nostra mobilitazione e dimostrando cosi di non avere a cuore il futuro di Teramo. ieri la Corte Costituzionale ha bocciato definitivamente questo riordino delle Province con una motivazione che “Teramo Nostra” ha sempre sostenuto e ribadito in ogni sede, sin dalle prime conferenze stampa: il decreto-legge è un atto del Governo, destinato a fronteggiare casi straordinari di necessità ed urgenza e in quanto tale è uno strumento normativo non utilizzabile per una riforma organica e di sistema come quella effettuata dai “tecnici” Monti e Patroni Griffi. A coloro che nei mesi scorsi hanno etichettato la nostra importante battaglia come “campanilistica”, “provinciale”, “a scopo elettorale” o ai concittadini che ironizzarono sulla manifestazione a L’Aquila paragonandola ad una marcia di vecchia memoria, rispondiamo con l’efficacia della legge pronunciata dalla Consulta, che ci ha dato pienamente ragione, avendo sancito l’incostituzionalità della riforma con questa storica sentenza. Teramo Nostra, nell’esprimere viva soddisfazione per la vittoria ottenuta, ribadisce che se le Province vanno davvero riformate per tagliare la spesa pubblica, allora vanno abolite tutte, con una seria Riforma Costituzionale in Parlamento, evitando cosi i dannosi e scellerati accorpamenti che tanto caos hanno generato in tutto il Paese. Ci auguriamo altresì, che insieme all’eliminazione di tutte le Province, vengano accorpati i numerosi Ministeri nazionali e vengano drasticamente ridotti i costosi apparati burocratici dello Stato con il taglio dei tanti dirigenti ai vari livelli, che costano da soli come un intero Consiglio Provinciale.
IL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DI TERAMO, VALTER CATARRA
“Sono le scorciatoie a generare costi impropri e il caos amministrativo: la vera questione è la riforma dello Stato è quella della Pubblica Amministrazione e l’abolizione delle Province non avrebbe risolto né l’uno né l’altro”. Così il presidente Valter Catarra commenta la sentenza della Corte Costituzionale che ha bocciato – dichiarandoli inconstituzionali – sia l’articolo 23 del decreto salva-Italia che trasformava le amministrazioni provinciali in organismi di secondo livello sia gli articoli 17 e 18 della spending review che disponevano la cancellazione di quelle con meno di 350mila abitanti e un’estensione di 2.500 chilometri quadrati. Nel merito, Catarra sottolinea l’impegno in prima linea della Provincia di Teramo contro ambedue i provvedimenti assunti dall’allora Governo Monti: “Semplicemente, come abbiamo sempre sostenuto in tutte le sedi, anche quelle Europee, non si poteva fare: non si possono cancellare enti elettivi per Decreto, un esecutivo non può rimandare a casa eletti dal popolo. Due anni di caos e di questi i cittadini non avevano davvero bisogno: non ci dimentichiamo che sulla base di presupposti completamente incostituzionali alle Province sono stati soldi risorse per investimenti e servizi e che questo ha avuto effetti devastanti sul sistema impresa e su quello del welfare. Sono doppiamente soddisfatto” afferma ancora il Presidente della Provincia di Teramo che due mesi fa ha vinto anche la battaglia contro il Ministero dell’Interno e quello delle Finanze vedendosi accolto un decreto ingiuntivo contro il Governo per circa 15 milioni di euro per debito pregressi nei confronti dell’ente: “come politico perché i tanto invocati tecnici si sono rivelati estremamente superficiali e fallaci, come semplice cittadino perché da subito mi sono opposto a scelte frettolose e demagogiche che sapevo non avrebbero migliorato affatto né la nostra democrazia né il nostro Stato e che, quindi, non avrebbero comportato alcun benificio per i cittadini”. Catarra, quindi, concorda con quanto affermato dal Ministro delle Riforme Istituzionali, Gaetano Quagliarello che sollecita una riforma costituzionale sull’intero Titolo V, in particolare per semplificare e razionalizzare l’assetto degli enti territoriali.