La condanna degli imputati e un risarcimento che ammonta a 146 milioni di euro. E’ la richiesta avanzata, oggi a Pescara, al processo sulle presunte tangenti nel mondo della sanità abruzzese dall’avvocato Daniele Benedini, in rappresentanza della Regione Abruzzo, parte civile nel procedimento.
Nello specifico l’avvocato Benedini ha chiesto 65 milioni di euro di danno patrimoniale, di cui 33 milioni di provvisionale immediatamente esecutiva. La richiesta di danni non patrimoniali ammonta invece a 81 milioni di euro. All’inizio della sua arringa l’avvocato della Regione ha sostenuto che “il denaro e’ il movente di ciascuna attivita’ criminosa” e ha parlato di “una sistematica violazione delle norme”. Per quanto riguarda la prima associazione per delinquere, in cui sono imputati l’ex assessore regionale alla sanita’ Vito Domenici, l’ex manager della Asl di Chieti Luigi Conga e l’ex parlamentare del Pdl Sabatino Aracu, ha evidenziato il ruolo di Giancarlo Masciarelli, ex presidente Fira, definendolo “il massimo interprete” e quello dell’avvocato Pietro Anello. Per Benendini l’attivita’ dei due, le cui posizioni sono gia’ state definite davanti al gup, e’ stata “decisiva e determinante”. Relativamente alla seconda associazione per delinquere, che conta tra gli imputati l’ex governatore Del Turco, Benedini ha detto che il “connotato dell’ipocrisia la contraddistingue dalla prima. E’ piu’ ipocrita perche’ e’ un gioco di facciata che sottintende l’assoggettamento di Angelini, al quale dicono: adesso tu ti metti in riga e poi allo stesso tempo mettono in atto una vergognosa, perdurante e pervicace attivita’ concussiva” . L’avvocato della Regione ha inoltre sottolineato “una distonia spaventosa tra il rigore contabile e il taglieggiamento di Angelini” e ha detto che “questa e’ un’associazione di sepolcri imbiancati. Non ho un altro termine, purtroppo”. Nel corso della sua arringa ha piu’ volte definito gli imputati “traditori della pubblica amministrazione, che hanno scelto la pubblica ammnistrazione per mettersi in tasca denaro”. Benedini ha quindi sottolineato che “non e’ possibile equiparare certi imputati ad altri soggetti che sono stati poi assolti in sede di giustizia. Qui non ci sono Tortora”.