Pescara. “I pescatori, secondo lo Stato, sono lavoratori di seconda categoria”. È la conclusione a cui giunge Federpesca dopo la decisione del Governo di dare attuazione al decreto legge 54/13 che ha stanziato 780 milioni di euro per il rifinanziamento della Cassa Integrazione Straordinaria in deroga.
“Il settore della pesca, che non beneficia direttamente di tale stanziamento – spiega meglio Luigi Giannini, direttore di Federpesca –, attende tuttora l’erogazione delle giornate di cassa integrazione di gran parte del 2012 e del primo semestre 2013 e le risorse assegnate dalla Legge di Stabilità appaiono purtroppo già ampiamente insufficienti. Il decreto varato ieri dai Ministri dell’Economia e da quello del Lavoro poteva essere un’ottima occasione per soddisfare anche le garanzie sociali dei lavoratori della pesca, che non sono e non devono essere trattati come lavoratori di serie B rispetto agli altri comparti produttivi”.
Dello stesso avviso anche Walter Squeo, presidente regionale di Federpesca, che definisce insensata la decisione dello Stato di non finanziare le integrazioni in deroga “per i pescatori che già si devono battere con la massiccia importazione di prodotto ittico estero proveniente da paesi non comunitari e con continui aumenti di spese di gestione. È inaudito trattare, come si usa dire, a pesci in faccia chi paga le tasse e soffre della crisi in egual modo come chi lavora a terra, addirittura neanche le vecchie domande del 2012 che spettano di diritto ai pescatori sono state rifinanziate. La gente di mare è ferita nell’orgoglio e non si capisce perché i nostri politici permettono questo. Forse la pesca in Italia non deve più esistere, il pescatore è un lavoratore del mare e ha gli stessi diritti del lavoratore terrestre. È da definirsi scandaloso quello che accade quale futuro per i lavoratori del mare che non vengono tutelati e anzi vengono discriminati”.