Dimissioni Ruffini: la lettera di D’Amico

giovanni_d_amico“Un paradosso se tutto il gruppo dirigente più impegnato prendesse le distanze dal Partito. Prendere le distanze da se stessi non può funzionare. Ripensaci un gruppo dirigente sostiene il cambiamento. Ti confesso che le tue dimissioni dagli organismi del Partito Democratico  d’Abruzzo a tutti i livelli, mi hanno sorpreso molto.” Scrive Giovanni D’Amico in apertura della lettera inviata al collega consigliere regionale Claudio Ruffini, dimessosi dagli incarichi dirigenziali nel partito.

“Con te conduco un quotidiano lavoro in Consiglio Regionale sui mille e crescenti problemi dei cittadini, della nostra Regione, anche per l’assoluta inerzia burocratica ed indifferenza del Governo Regionale. Ciò che più condividiamo e cerchiamo di praticare è l’impegno costante sui problemi dei quali cerchiamo di impegnate tutto il Partito. All’esito del voto del 25 e 26 di febbraio ti ho mostrato l’esigenza di aprire un dibattito chiaro e forte nel Partito Regionale per cambiarne in profondo le modalità di relazione interna, l’approccio ai contenuti, l’evoluzione ed il rinnovamento dei gruppi dirigenti. Speravo di farne un tema di comune battaglia, nelle regole, ma in assoluta chiarezza e fermezza di contenuti, in ragione di processi di coesione, che un Partito votato da un elettore su tre, deve rafforzare se vuole avere prospettiva di governo del Paese e dell’Abruzzo”.

 

Cinque i punti che sottolinea D’Amico e sui quali chiede al collega consigliere di continuare a lavorare insieme:

“1. …è necessario che subito il Partito Democratico valorizzi le risorse umane impegnate più direttamente nei territori della nostra Regione, selezioni le competenze ed il merito piuttosto che l’appartenenza e la partecipazione di “caminetti” romani: sono stati un elemento che ha inibito la formazione di gruppi dirigenti effettivamente riconosciuti dalla società abruzzese. Bisogna formare gruppi dirigenti tanto aperti quanto radicati;
2. si avvii, anche a partire da noi, un processo di selezione delle qualità e delle competenze soprattutto tra e con i giovani impegnati nel Partito e nella società, valorizzando gli strumenti sussidiari ed esterni all’organizzazione stretta di Partito,  in quanto in esse oggi i giovani si riconoscono meglio;
3. bisogna superare la dicotomia tra partito delle correnti (che ha caratterizzato la formazione del Pd), dalle rappresentanze istituzionali. Gli organismi dirigenti devono essere collegiali, pluralisti e sensibilissimi alle istanze della società, che deve essere referente unica di ogni selezione dei candidati alle rappresentanze istituzionali;
4. si creino organismi capaci di elaborazioni programmatiche reali e non strettamente  e sterilmente politicistiche: si aggreghino gruppi di lavoro   per ambiti di competenza riconosciuta che operino “dentro” e non “al di sopra” delle forze sociali reali;
5. possiamo lavorare  alla riforma dello Statuto Regionale del Partito che contenga tutto questo.”
Conclude la lettera così il consigliere del Pd: “ sarebbe un paradosso se tutto il gruppo dirigente più impegnato prendesse le distanze dal Partito: sarebbe come prendere le distanze da se stessi e credo sinceramente che non possa funzionare. Dobbiamo assumerci le nostre responsabilità, metterci a verifica degli iscritti e di tutti i cittadini, cambiare a nostra volta, se richiesto, con grande senso della partecipazione democratica. Ti chiedo dunque di ripensare la tua scelta, sei un consigliere regionale autorevole e non si capirebbe in quale altre sedi tu potresti dare il tuo contributo al Partito. Spero di essere stato utile e convincente da indurti a ripensare la tua decisione, ma anche utile ad una riflessione ed una conseguente, adeguata azione politica dell’intero gruppo dirigente del Partito Democratico in Abruzzo”.

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