Nascita Abruzzo di centro, il commmento di D’Amico

camillo_damicoChieti. “La notizia che, il presidente Di Giuseppantonio, stia dando vita ad una associazione che lo dirotta verso l’aggregazione politica che fa capo al presidente del Consiglio uscente Mario Monti non ci coglie di sorpresa”.

Così in una nota il capogruppo del Pd in Consiglio Provinciale a Chieti, Camillo D’Amico, che aggiunge: “Dopo la figuraccia fattagli rimediare dal suo partito d’appartenenza, che ne ha leso in profondità la credibilità e l’autorevolezza politica, era il minimo che potesse fare per ridarsi una prospettiva e coltivare nuove speranze future. Il problema vero è capire se ancora disporrà, dopo le elezioni politiche dei prossimi 24 e 25 febbraio, di una maggioranza in Consiglio che non sia solo numerica, retta dalla voglia di mantenimento del potere, ma politica e desiderosa di darsi un colpo d’ala in una attività sin qui assolutamente non vista. Nutriamo fortissimi dubbi al riguardo sia per le ormai note lacerazioni interne che per le ulteriori frammentazioni si sono avute dopo le varie candidature alle imminenti elezioni politiche da parte di tanti esponenti. Curioso sarà capire e sapere cosa farà il pdl nei confronti del vice presidente Tavani, dopo l’ennesimo cambio di casacca, se chiederà o meno la postazione in favore di un uomo (o donna ?) rimastogli fedele; altrettanto interessante sarà vedere come si comporteranno i gruppi ed i singoli consiglieri dell’area centrista anche nella prospettiva dei nuovi equilibri nazionali s’andranno a delineare e di quelle più immediate e vicine delle prossime regionali Abruzzesi. Dalle ultime avvisaglie – conclude D’Amico – avvertiamo il permanere di una maggioranza incollata solo al mantenimento del potere senza alcuna coesione interna mancante di qualsiasi minima prospettiva di ripresa dell’attività politica ed amministrativa. Nuovi scenari ed equilibri politici potrebbero anche essere possibili ma sarà necessario certificare il fallimento di questa esperienza di governo e di coalizione. Se così non fosse si condannerebbe la provincia di Chieti ad un agonia politica ed amministrativa ancora più logorante e dolorosa di quanto non lo sia stato sinora”.

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