Sulla legge elettorale è rottura in Commissione Statuto della Regione, tanto da spingere oggi il Pd abruzzese ad abbandonare i lavori.
“Esiste un problema di governabilità” commenta il capogruppo di partito in Regione, Camillo D’Alessandro. “Con la riduzione dei consiglieri regionali a 29 bastano due o tre ‘scilipoti’ di turno per bloccare una maggioranza. C’era una intesa su una soglia adeguata rispetto al numero dei consiglieri. Noi avevamo presentato uno sbarramento chiaro: i partiti eleggono se ottengono il 4% dei consensi e le coalizione devono almeno raggiungere il 6%. Invece il Pdl ha votato una norma che prevede una non soglia del 2% per i partiti che fanno parte di una coalizione ed una soglia del 4% per le coalizioni. Così, all’interno delle coalizioni, assisteremo ad una proliferazione di liste e di gruppi, mentre fuori dalla coalizione basterà un modestissimo 4% per eleggere consiglieri regionali, cioè un invito ed un premio alla frammentazione politica. Da oltre un anno, inoltre, ho presentato un emendamento sulla doppia preferenza di genere, con un numero pari di candidati tra uomini e donne. Non sappiamo ancora qual’è la posizione della maggioranza, divisa al suo interno. In Abruzzo il Pdl si trova ancora al medioevo. Il Pdl lascia un Abruzzo smarrito e vuole condizionarlo alla incertezza ed alla non governabilità per il futuro fatto di partitini e proliferazioni di liste civiche pronti al ricatto. Quindi siamo pronti all’ostruzionismo in aula, viene prima l’Abruzzo. Con questo atteggiamento il Pdl e Chiodi dimostrano che voglio fare rimanere intatto il listino, la loro speranza è che non si approvi nulla. Noi non cediamo a questo ricatto morale, loro sara la responsabilità di aver portato la legge elettorale a pochi mesi dalla scadenza della legislatura. Noi non consegniamo l’Abruzzo al peggiore passato”.