“Siamo soddisfatti” – spiega il consigliere Riccardo Mercante – “questa risoluzione approvata da tutta la maggioranza e da tutti i gruppi di opposizione impegna il presidente e la giunta tutta della Regione Abruzzo a mettere in campo tutte le azioni necessarie per interrompere e bloccare in modo definitivo, senza se e senza ma, l’esperimento. Della sua pericolosità abbiamo già argomentato precedentemente, così come dell’assoluto silenzio della Regione relativo all’autorizzazione rilasciata già due anni fa. Abbiamo messo in campo ogni azione possibile dentro e fuori dal palazzo per bloccare questa pericolosa operazione.
Alle nostre numerose battaglie si aggiungono anche le dichiarazioni rilasciate dal direttore dei laboratori dell’INFN alla trasmissione le Iene: “Siamo noi nel posto sbagliato se li c’è la captazione dell’acqua”…ed ancora “Come direttore di laboratorio se potessi decidere di non erogarla sarebbe un grande sollievo per me”.
“Questo Governo Regionale non può continuare ad operare in questa direzione mettendo a rischio un patrimonio acquifero immenso e la salute di 800.000 cittadini. L’esperimento radioattivo deve essere immediatamente bloccato revocando qualunque tipo di autorizzazione data in precedenza. Colgo l’occasione per porgere a nome della Regione Abruzzo come istituzione e di tutti i suoi residenti le più sentite scuse alla giornalista Nadia Toffa per lo spregevole atteggiamento del presidente D’Alfonso nei suoi confronti“, conclude Mercante.
La nube radioattiva di Rutenio 106 che ha interessato l’Europa tra settembre ed ottobre e che sta facendo parlare tutta la stampa del mondo, con contorno di tensioni diplomatiche tra Russia e paesi occidentali che chiedevano informazioni, ha avuto una emissione radioattiva pari a 1/50 di quella della sorgente di Cerio144 dell’esperimento SOX.
Tale sorgente che vogliono usare al Gran Sasso deve essere prodotta proprio dai russi nell’impianto del sito di Mayak negli Urali, tristemente noto per il terzo incidente nucleare della storia, attorno al quale, a poche decine di miglia, l’Agenzia meteorologica russa ha individuato i punti di maggiore contaminazione di Rutenio 106.
Nonostante le smentite dei gestori dell’impianto, constatiamo che gran parte dei commentatori sui maggiori media nazionali ed internazionali citano espressamente il sito di Mayak come probabile fonte di emissione.
a)l’area di probabile emissione era da collocarsi probabilmente in Russia nell’area degli Urali;
b)la quantità delle emissioni era tra 100 e 300 teraBecquerel, cioè tra 1/50 e 1/18 della potenzialità emissiva della sorgente di Cerio144 che vogliono usare nel Gran Sasso, che è pari a 5,55 petaBecquerel (1 petaBecquerel è pari a 1.000 teraBecquerel);
c)i tecnici francesi hanno evidenziato che la nube in Europea occidentale non ha posto problemi radiologici vista anche la sua dispersione su un’area vastissima ma hanno sottolineato che se il punto di emissione fosse stato in Francia avrebbero dovuto prendere provvedimenti di radioprotezione per la popolazione per diversi chilometri tutto attorno.(*estratto del comunicato in fondo al testo; la versione completa è allegata). Un esperto nell’ENEA ha affermato a La Repubblica che “Entro 10-20 chilometri dalla sorgente della contaminazione ci potrebbero essere rischi per i prodotti alimentari. Ma non oltre”.
Solo a questo punto l’altro-ieri l’agenzia meteorologica russa Roshydromet ha ammesso di aver riscontrato la contaminazione da Rutenio 106 in molti siti sul proprio territorio, con le quantità maggiori proprio nelle stazioni di monitoraggio a poche decine di miglia di distanza dall’impianto nucleare di Mayak.
Per la Mobilitazione per l’Acqua del Gran Sasso questo incidente evidenzia ancora una volta:
a)la reale portata delle potenzialità emissiva dell’esperimento SOX in caso di incidente e fuoriuscita del Cerio 144 dal cilindro di tungsteno rispetto al territorio italiano e all’Adriatico;
b)la totale assenza di trasparenza da parte delle autorità che dovrebbero sorvegliare quanto accade a Mayak e in generale in Russia sul tema del nucleare. Questo aspetto non è secondario per Sox visto che molte certificazioni e la sorgente stessa sono prodotte proprio dai russi.
Ci pare veramente incredibile che vi siano ancora dubbi sull’azzardo di condurre un esperimento del genere in un contesto così vulnerabile come il Gran Sasso e con queste premesse. Il nervosismo e le difficoltà viste ieri da parte delle autorità nel servizio andato in onda di Nadia Toffa nel programma Le Iene ne sono a nostro avviso testimonianza palese.
Tra l’altro, visto il comportamento delle autorità russe con assenza di comunicazione per oltre un mese su questo incidente, ci chiediamo se sia anche solo immaginabile continuare come se nulla fosse anche per questioni attinenti i rapporti tra stati.
Venerdì 24 novembre mattina con doppio appuntamento a Pescara e a Teramo (luoghi e ore verranno comunicati a breve) si terrà una conferenza stampa dove divulgheremo con una operazione trasparenza, ignota agli enti coinvolti, tutti i documenti progettuali di SOX che, anticipiamo, presentano enormi criticità ed omissioni di dati e fatti.
*”Because of the quantities released, the consequences of an accident of this magnitude in France would have required to implement locally measures of protection of the populations on a radius of the order of a few kilometres around the location of the release”.
Alleghiamo il comunicato del 9 novembre dell’IRSN francese, la mappa sulla provenienza della nube di Rutenio e il “viaggio” previsto per la sorgente di Cerio144 per SOX da Mayak IRSN_Information-Report_Ruthenium-106-in-europe_20171109