Oltre 700 esuberi causati dall’accorpamento delle Province. La notizia è apparsa oggi sul Sole24ore che, in una sua elaborazione, ipotizza oltre 12mila unità di personale in esubero, a livello nazionale, a causa degli accorpamenti delle Province e della diminuzione delle funzioni assegnate agli Enti superstiti.
Il passaggio di competenze a Regione e Comuni porterebbe, sempre secondo il quotidiano economico, a 394 unità in sovrannumero nella nuova provincia di L’Aquila-Teramo e altrettante nella nascente provincia di Pescara-Chieti.
Per i dipendenti in sovrannumero, che il Sole24ore ipotizza essere, in maggioranza, tra quelli occupati nei capoluoghi soppressi, si profila un passaggio di ruolo ad altro Ente (Regione o Comuni) o prepensionamento (ove possibile) oppure, nei casi estremi, le procedure di mobilità previste per l’intero comparto degli enti locali, analogamente al comparto dei dipendenti dello Stato dove, per inciso, sono previsti tagli per 6.000 unità.
Tagli che, però, potrebbero ripercuotersi sulla qualità dei servizi, senza favorire l’efficienza e l’efficacia della macchina amministrativa, in quanto i risparmi sono ottenuti con criteri strettamente ragionieristici, senza che si sia posto mano ad una complessiva riforma del sistema.
Infatti la storia recente ci insegna che spesso si rincorrono voci e provvedimenti volti ad alleggerire la macchina amministrativa locale e statale mentre, nel contempo, si bandiscono mega concorsi proprio per inserire nuovo personale nelle stesse strutture interessate dagli esuberi.
E’ il caso del mega concorso de L’Aquila, per personale amministrativo e tecnico nei comuni e nelle strutture ministeriali, per complessivi 300 posti, mentre nelle province si ipotizzano oltre 700 esuberi, che potrebbero essere agevolmente impiegati anche negli uffici per la ricostruzione.
Un paradosso tutto italiano che non mancherà, sicuramente, di innescare polemiche e proteste nelle prossime settimane.
Raffaele Di Marcello