E’ stato sottoscritto stamane a Torino, nel corso della nona edizione del Salone Internazionale del Gusto e Terra Madre, il protocollo d’intesa tra la Giunta Regionale – Direzione Agricoltura, l’Associazione Regionale Allevatori (ARA) e l’Accademia dell’Arrosticino d’Abruzzo (ACARB) per l’istituzione del marchio “Buongusto – l’Arrosticino d’Abruzzo”. Ad annunciarlo, dal Lingotto fiere, dove l’Abruzzo è presente in forze, con uno stand istituzionale e le migliori eccellenze regionali, insieme ad 9 ristoratori, è l’assessore regionale alle Politiche agricole, Mauro Febbo. “Arriva la certificazione di qualità per un prodotto inimitabile, rappresentante d’eccellenza della nostra cultura del cibo, che ci invidiano in tutto il mondo. In questo modo non solo riusciremo a dare un contributo reale alla promozione e alla valorizzazione ma anche a rendere l’arrosticino abruzzese unico e al riparo da possibili e fuorvianti imitazioni. Voglio sottolineare – ha aggiunto ancora l’assessore Febbo – come questo protocollo d’intesa costituisca un altro atto che si inserisce all’interno di una politica rivolta alla promozione dell’enogastronomia di qualità che rappresenta un elemento fondamentale per lo sviluppo futuro dell’Abruzzo”.
Dalle aziende di produzione degli ovini alle tecniche di allevamento, dal trasporto degli animali alla macellazione fino ad arrivare alla preparazione degli arrosticini e loro confezionamento, tutto dovrà seguire una serie di norme volte da un lato alla valorizzazione del patrimonio ovino regionale e dall’altro alla garanzia per il consumatore di mangiare un vero Arrosticino d’Abruzzo.
“Il disciplinare rappresenta il punto dell’arrivo del lavoro di unione e collaborazione tra chi produce e che intende proporre il vero arrosticino d’Abruzzo. In base agli standard stabiliti dal disciplinare di produzione – ha precisato Franco Cortesi, direttore tecnico A.R.A. – gli arrosticini di qualità sono ottenuti esclusivamente dalla lavorazione di carni di ovini: nati ed allevati in aziende zootecniche registrate e ubicate nel territorio abruzzese; macellati all’interno della stessa zona entro 48 ore dall’uscita dall’allevamento; idonei ad ottenere un prodotto con precise caratteristiche, comprese quelle del ceppo che reca impresso il marchio e viene distribuito ai trasformatori in ragione della carne realmente acquistata, rispondenti alle condizioni e ai requisiti stabiliti proprio al disciplinare”.
Inoltre, al macello, si verifica non solo l’origine, ma si controlla la qualità della carcasse.
“Insieme ad produzioni tipiche della Regione Verde d’Europa, un brand globale proiettato sul futuro. Questo regolamento di produzione rappresenta un grande opportunità per la salvaguardia e tutela di delle produzioni ovine regionali – ha ribadito Lorenzo Verrocchio, presidente ACARB, che ha illustrato il confezionamento dell’arrosticino – e nel contempo offre un valido strumento di promozione e valorizzazione dell’arrosticino di qualità, inserendo tutta una serie di controlli ai fini della rintracciabilità dall’allevamento al consumatore.
Gli arrosticini (chiamati anche rustelle o arrustelle) sono spiedini di carne di ovino maschio castrato o di pecora tipici della cucina abruzzese. Le prime notizie riguardo l’Arrosticino risalgono introno al 1890 con la definizione di rustelle o ristelle riportata nei diari dei transumanti. A sera, una volta ricoverate le greggi, i pastori si alimentavano utilizzando gli scarti della pecora mattata per i pasti precedenti. Le sue origini risalgono ad alcuni secoli addietro nelle zone interne, a ridosso del Gran Sasso e dell’area del Voltigno (va identificato il cosiddetto “quadrilatero dell’arrosticino” tra Carpineto della Nora, Civitella Casanova, Vestea e Villa Celiera) e in alcuni centri del Teramano. Attualmente si produce praticamente ovunque in tutto l’Abruzzo con la carne di pecora in tutte le sue parti migliori ed è da considerare uno dei principali “simboli distintivi” della cultura alimentare e agropastorale abruzzese. Il prodotto vive da alcuni anni a questa parte un preoccupante fenomeno di massificazione che ne sta disperdendo le originali caratteristiche organolettiche e culturali a vantaggio di una promiscuità dell’immagine stessa dell’arrosticino e di un cannibalismo commerciale che potrebbe determinare a breve la perdita dell’identità abruzzese. Questo ha reso necessaria un’azione immediata di tutela dell’arrosticino a vantaggio proprio dell’identità culturale e della tipicità abruzzese. Al prodotto ottenuto e confezionato in conformità a quanto previsto dal disciplinare e identificato con un codice univoco per la tracciabilità, dovranno essere associate e messe a disposizione informazioni in supporto cartaceo e/o tramite collegamento ad uno specifico sito internet. Le carni presenti presso punti vendita o di consumo dovranno essere accompagnate dall’attestato di identità. L’Ara svolgerà una costante vigilanza sul rispetto del disciplinare da parte dell’intera filiera avvalendosi del suo personale qualificato o ricorrendo a organismi esterni. La rilevazione di non conformità da parte dei soggetti interessati comporta l’adozione di provvedimenti disciplinari. L’arrosticino diventa, dunque, elemento distintivo e rappresentativo dell’attività di tutela delle tradizioni agro-pastorali abruzzesi.