Esperimenti Gran Sasso, la Regione ferma l’INFN: “Serve nostra autorizzazione” FOTO VIDEO

“In questi giorni un camion vuoto è venuto dentro il laboratorio del Gran Sasso e ne è uscito, senza trasportare materiale radioattivo, per fare una prova generale del nuovo esperimento. Ma di questa prima attività, sia pure assolutamente neutra, il tavolo congiunto non è stato in nessun modo informato e per ora la fermiamo, chiedendo di sottoporla a ogni controllo”.

Così il vicepresidente della Giunta regionale dell’Abruzzo, Giovanni Lolli, nel corso di un incontro con la stampa per informare l’ opinione pubblica sull’esperimento con possibile futuro uso di materiale radioattivo all’interno dei laboratori sotterranei del Gran Sasso.

Si tratta dell’esperimento Sox che prevede l’ utilizzo – come descritto sul sito del programma Cordis dell’ Unione Europea e da pubblicazioni dei ricercatori coinvolti – di una potente sorgente radioattiva di cerio 144 proveniente da combustibile radioattivo di un reattore nucleare russo. Preoccupazioni erano state espresse nei giorni scorsi dagli ambientalisti e dal mondo politico.

 

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MOBILITAZIONE ACQUA GRAN SASSO. “Gli effetti di un eventuale incidente nucleare nei Laboratori del Gran Sasso rischiano di avere conseguenze catastrofiche su quasi tutto l’Abruzzo, parte delle Marche e sull’Adriatico – lo dicono le associazioni per tutelare l’acqua del Gran Sasso –  Un rilascio massivo di quella sostanza dal contenitore renderebbe immediatamente radioattiva l’acqua usata negli acquedotti di L’Aquila e Teramo. Idem quella dei fiumi sui due lati della montagna, dal Pescara al Vomano fino al Tronto (per le varie captazioni Enel che rimandano alla fine parte dell’acqua anche in quel fiume). Si perderebbe l’acqua per l’irrigazione. Difficilmente un territorio simile avrebbe un futuro, tenendo anche conto della necessità di evitare la contaminazione per esposizione diretta della popolazione. Per non parlare dell’Adriatico, che sarebbe raggiunto e contaminato in poco tempo. Quello che aggrava, se possibile, la situazione è che già ora i Laboratori sono classificati come Impianto a Rischio di Incidente Rilevante sulla base della Direttiva Seveso Ter a causa dello stoccaggio in due esperimenti di 2.300 tonnellate di sostanze pericolose e infiammabili, 1.000 tonnellate di acqua ragia in LVD e 1.292 tonnellate di trimetilbenzene in Borexino. Già questo dovrebbe far tremare le vene ai polsi visto che, tra l’altro, i laboratori non possono neanche vantare un passato cristallino in considerazione dei diversi incidenti che si sono verificati, con risvolti tragicomici se non stessimo parlando della contaminazione dell’acqua potabile e di quella di un parco nazionale. La Regione Abruzzo, le province e i comuni assicurino da subito la pubblicazione e divulgazione di tutta la documentazione autorizzativa varata finora sull’esperimento SOX. Si valuti la legittimità di eventuali atti e comunque ci si schieri a difesa del territorio e della popolazione senza “per ora”, senza “se” e senza “ma”! Ricordiamo che l’Art.94 del D.lgs.152/2006, in attesa di più puntuali provvedimenti delle regioni, vieta lo stoccaggio di sostanze radioattive entro 200 metri dai punti di captazione idropotabile. È scandalosa, però, la colpevole inadempienza della Regione Abruzzo che da 11 anni non perimetra e norma con vincoli adeguati le zone di protezione circostanti i punti di captazione idropotabile e la zone di salvaguadia per la ricarica degli acquiferi”.

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