“La Regione Abruzzo dimentica le 30.977 imprese artigiane che operano sul territorio. Dopo la chiusura dello sportello Artigiancassa, persiste ancora una situazione estremamente spiacevole: nell’ambito del programma di riordino degli uffici dell’ente regionale, avviato due anni orsono, non risulta più identificabile l’ufficio dedicato all’artigianato, le cui funzioni sono state di fatto dirottate verso lo sportello più generico delle Attività produttive”.
Lo denuncia Confartigianato Abruzzo, che chiede alla Regione di “risolvere in fretta il problema”.
Notevoli, secondo l’associazione di categoria, i disagi per gli artigiani, “perché fino ad oggi c’era un funzionario delegato all’artigianato, mentre ora, in assenza dello stesso, viene meno un punto di riferimento per gli artigiani – osserva Confartigianato – che non sanno più quale sia la struttura regionale alla quale rivolgersi”.
“Il governatore dell’Abruzzo – afferma il presidente regionale di Confartigianato, Luca Di Tecco – forse dimentica il valore aggiunto dell’artigianato, pari a 3,03 miliardi di euro, i 57.709 lavoratori impiegati nell’artigianato e il dato secondo cui ogni giorno nascono sette nuove imprese artigiane in Abruzzo. Probabilmente si è trattato di una semplice svista, i cui effetti però provocheranno disagi notevoli agli artigiani. Invitiamo quindi la Regione Abruzzo a porre subito rimedio al problema”.
Di Tecco torna a lanciare l’allarme anche sugli altri problemi che stanno mettendo in ginocchio l’artigianato abruzzese, settore in cui i prestiti, nel 2016, sono scesi del 7,3%, con una perdita di 74 milioni di euro, dato che colloca l’Abruzzo tra le peggiori regioni d’Italia.
“Dalla Giunta D’Alfonso – afferma – non abbiamo ricevuto risposte né sulle problematiche relative all’accesso al credito né sui temi più ampi posti con la “Vertenza Artigianato Abruzzo” alla fine dello scorso anno. Non siamo più disposti ad attendere altro tempo – conclude Di Tecco – servono risposte immediate a sostegno delle micro e piccole imprese che in questi anni sono state le più penalizzate dalla pesante crisi recessiva”.