Pescara. Adesioni che hanno sfiorato il 100% degli stabilimenti. Bandiere comunali a mezz’asta nei 19 centri costieri della regione. Manifestazioni di solidarietà e affetto da parte della clientela.
Si chiude in Abruzzo con un bilancio fortemente positivo la giornata di mobilitazione voluta dalle principali sigle associative del turismo italiano ( Sib-Confcommercio, Fiba-Confesercenti, Cna-Balneatori, Assobalneari Italia-Confindustria) per protestare contro la direttiva “Servizi” dell’Unione europea, che rischia di sottrarre agli attuali gestori degli stabilimenti balneari, a partire da gennaio del 2016, le rispettive concessioni. Una protesta che ha messo nel mirino anche il governo Monti, accusato dalle associazioni d’impresa di tenere, in materia, un atteggiamento di inerzia. “Lo sciopero degli ombrelloni, che fino alle 11 ha visto i gestori degli stabilimenti incrociare le braccia – spiega il coordinatore nazionale di Cna Balneatori, Cristiano Tomei – è andato oltre ogni più rosea previsione degli organizzatori. Un nostro primo e ancora sommario conto delle adesioni, ci porta a dire che siamo vicini alla soglia del 100%: un obiettivo che forse, alla vigilia, potevamo solo immaginare o sperare”. Limitati i disagi al pubblico provocati dallo sciopero dell’ombrellone, che non ha interessato tutti i servizi di sicurezza in mare e in spiaggia: “Al contrario – afferma Tomei – i nostri associati ci hanno segnalato tante manifestazioni e attestati di solidarietà da parte dei clienti, con i quali è stato possibile per la prima volta spiegare le ragioni della protesta”. Dalla solidarietà dei vacanzieri a quella degli amministratori locali, il passo è breve: «In tutti i centri della costa – dice ancora Tomei – sono state tenute a mezz’asta le bandiere dei Comuni, ed è stata issata sui pennoni una bandiera rossa di salvamento, consegnata ai sindaci da alcuni degli esponenti più conosciuti della nostra categoria, a significare la difficoltà in cui si dibattono tante piccole imprese».
Il racconto della protesta, infine, cede il passo alla ripresa del negoziato: «Il governo deve riaprire subito un tavolo negoziale – avverte Tomei – per arrivare al più presto alla definizione di testo di legge che ponga su basi serie, rispettose dell’attività dei balneatori italiani, la trattativa con l’Unione europea”.
’Abruzzo è una delle regioni che ha risposto meglio: lungo la costa le oltre 700 concessioni sono gestite prevalentemente da piccole e medie imprese a conduzione familiare, che sarebbero le prime vittime dell’applicazione “indiscriminata” della Direttiva Bolkestein.
«Dal ministro Gnudi sono arrivate troppe informazioni discordanti – ha spiegato il presidente regionale e vicepresidente nazionale di Sib/Confcommercio Riccardo Padovano – ha annunciato un tavolo di concertazione che, dal 29 febbraio, non è mai stato convocato. A questo punto, di lui non mi fido più. La protesta di oggi nasce proprio da questo muro di gomma che è stato alzato dal suo ministero. Mi chiedo come tanta inefficienza possa arrivare da un ministro che, in barba alle premesse, si sta rivelando solo un burocrate».
«Non ci stiamo battendo contro una normativa qualunque, ma contro una vera e propria confisca di aziende sane, produttive, che garantiscono occupazione ed offrono un servizio decisivo all’intera filiera turistica del mare in Abruzzo» sottolinea il presidente regionale e vicepresidente nazionale di Fiba/Confesercenti Antonio La Torre, «chiediamo un intervento forte e non ci fermeremo all’iniziativa di oggi. Basta con le dichiarazioni di intenti, la politica ha il potere di scegliere: scelga nella direzione della tutela delle piccole imprese non solo a chiacchiere».
All’appuntamento principale di oggi, organizzato da Sib/Confcommercio e Fiba/Confesercenti presso il lido “Conchiglia Azzurra” di Montesilvano (Pescara), ha partecipato Mauro Di Dalmazio, coordinatore nazionale degli assessori regionali al turismo.
«Oggi garantiamo qui una presenza istituzionale convinta e forte – ha detto l’assessore – perché il settore vive oggi in una incertezza cronica e inaccettabile, che blocca gli investimenti programmati e quelli da programmare. Le Regioni italiane sono convinte che il servizio che garantiscono i balneari sia determinante e stiamo mettendo in atto ogni azione perché il governo faccia la sua parte».