La spending review? Storia vecchia per gli abruzzesi, che hanno imparato a conoscerla già tre anni fa. E oggi, mentre altre regioni arrancano e sono a rischio default (vedi la Sicilia), proprio l’Abruzzo viene presentato come una regione che investe, che ha un futuro, che riduce l’indebitamento, che è pronta a ridurre le tasse, che non contrae debiti e taglia la spesa pubblica.
A dirlo non è il governatore, che pure gongola e non poco di fronte a queste notizie, ma le stime del “Rapporto di previsione territoriale” della Svimez. I dati sono stati presentati oggi in una conferenza stampa tenuta a Montecitorio, a Roma, dal presidente Gianni Chiodi e dal presidente della Svimez Adriano Giannola.
E sono dati che premiano la programmazione del Governo regionale in tema di riduzione del debito pubblico.
Secondo le previsioni, infatti, dal prossimo anno il Pil abruzzese, avrà una crescita (+0,5 per cento) pari a quella della macro-area nord est e superiore a regioni come l’Emilia Romagna, il Friuli Venezia Giulia, le Marche, il Piemonte e la Toscana. E questo nonostante il clima di recessione economica internazionale.
“Le misure programmate per la crescita e lo sviluppo del territorio abruzzese” ha commentato Chiodi “si stanno rivelando positive e realistiche. Ora però, è necessario avviare la seconda fase: rendere competitiva la nostra regione rispetto agli altri mercati. Lo scopo deve essere attirare investimenti sul territorio e rilanciare l’occupazione. Da un lato questi dati dimostrano il lavoro virtuoso portato avanti fin qui e quindi si tratta di una indicazione di prospettiva che premia notevolmente i nostri sforzi. Dall’altro sono un segnale incoraggiante verso una ripresa economica sociale”.
E quale occasione migliore per richiamare alla mente il “vecchio” Abruzzo, quello dei debiti, delle tasse, dei Commissari, delle vicende giudiziarie, del sistema sanitario in crisi. E poi del terremoto. “Abbiamo basato, però, il nostro compito su risanamento e crescita” ha detto ancora il Governatore “attraverso riforme strutturali, utilizzando misure di contenimento e di efficientamento della spesa pubblica regionale, in funzione di un migliore assetto dei servizi da offrire ai cittadini. Si è anticipato di tre anni il tema del rispetto rigoroso della disciplina di bilancio di cui solo da poco tempo si parla a livello nazionale ed europeo (fiscal compact). L’attività della Regione Abruzzo si è concentrata, attraverso un’azione programmatica, in una serie di atti e azioni propedeutiche alla preparazione e implementazione del nuovo sistema di sviluppo del territorio che rilanciasse la competitività del nostro settore industriale, rafforzasse la coesione sociale e fornisse nuovo impulso all’occupazione”.
Insomma, per dirla con le parole di Giannola, “la Regione Abruzzo e la direttrice adriatica emergono come le componenti più dinamiche dal punto di vista della crescita. L’Abruzzo è la regione che mostra una dinamicità più positiva e più intensa, soprattutto, negli ultimi due anni. Segnali confortanti in una situazione non tranquillizzante nel sistema nel suo complesso. L’effetto Ricostruzione ha aiutato a realizzare questa performance. In più l’Abruzzo ha ripreso la via delle esportazioni. Sono fattori da consolidare con politiche coerenti da parte dell’operatore pubblico per sostenere questi trend positivi. Questo non ci mette al riparo dai problemi di domani, ma sono segnali importanti di una reazione significativa di questa regione davanti alla crisi”.
Dati incoraggianti, non c’è che dire. Ma è proprio a questo punto, la domanda nasce spontanea: come può una regione essere, allo stesso tempo, declassata ed essere riconosciuta come esempio virtuoso per la nazione?