Bankitalia, l’Abruzzo arranca: regge l’export ma le famiglie sono sempre più povere

economiaUna ripresa dell’attività produttiva che stenta a riacquistare quota e che vede l’Abruzzo “annaspare” in un momento in cui l’acuirsi della crisi dei debiti sovrani rallenta l’intera economia mondiale. Non ci sono molte buone notizie nel rapporto della Banca d’Italia per la nostra regione presentato questa mattina all’Aquila.

Infatti, seppure la produzione industriale ha continuato ad aumentare, grazie in particolare alle esportazioni dei prodotti di alta specializzazione, i ritmi di crescita sono risultati inferiori rispetto all’anno precedente. Ed è soprattutto al settore dei mezzi di trasporto, che hanno segnato un +14,7% nelle vendite all’estero, che si deve questo risultato così come alle imprese manifatturiere che hanno adottato strategie di internazionalizzazione, raggiungendo risultati sopra la media. Ma la diminuzione della domanda interna, insieme al persistere delle tensioni finanziarie, hanno costretto le imprese a ridimensionare i propri piani produttivi e di investimento per il 2012.

Nonostante lo stimolo proveniente dagli interventi di ricostruzione post sisma, l’edilizia abruzzese ha ulteriormente rallentato il passo, vuoi per il calo di compravendita degli immobili nel settore privato, vuoi per il ristagno degli investimenti delle imprese. Inoltre i consumi hanno subito un netto freno a causa della mancanza di lavoro e della diminuzione sostanziale del reddito delle famiglie. A rilento anche la ripresa turistica sebbene sembra superato il momento nero del dopo terremoto.

In parole povere, gli abruzzesi hanno visto negli ultimi anni diminuire in maniera consistente la propria ricchezza netta. E la mancanza di lavoro ne è una delle principali cause. Infatti, sebbene l’occupazione sia mediamente cresciuta nel corso del 2011, è rimasto decisamente elevato il numero dei cassaintegrati, la cui temporanea inattività non ha di certo contribuito alla produttività regionale. Inoltre l’occupazione risulta essere cresciuta soprattutto per la popolazione più adulta, anche a causa dell’innalzamento dell’età pensionabile, ma risulta drammaticamente ridotta quella giovanile, nonostante l’elevato livello di istruzione dei ragazzi abruzzesi e il rendimento scolastico che appare nel complesso soddisfacente, in media con il dato nazionale e decisamente superiore rispetto all’area del Mezzogiorno.

Per quanto riguarda i prestiti alle imprese, l’ultimo trimestre nel 2011 ha segnato un brusco stop, sia per la diminuzione delle domande sia per la maggiore cautela adottata dalle banche nella concessione dei finanziamenti. Solo le attività di maggiore dimensione hanno, infatti, ottenuto dei prestiti (+3,5%) mentre in generale l’erogazione del credito si è ridotto per le piccole imprese (-1,3%), anche a causa dell’aumento del costo del denaro.

Inoltre le famiglie hanno chiesto e ricevuto meno soldi dalle banche (1% rispetto al 4,4% del 2010), risentendo soprattutto della riduzione dei mutui per l’acquisto dell’abitazione. Ma in generale il loro grado di indebitamento è cresciuto nell’ultimo decennio, seppur ancora sotto la media nazionale ma il basso livello dei tassi di interesse ha concorso a limitarne il grado di vulnerabilità finanziaria.

Inoltre nel 2011 è stato registrato un miglioramento per quanto riguarda l’esposizione delle banche nei confronti delle imprese abruzzesi segnalate per la prima volta in sofferenza (-2,5%), benché si sia ancora lontani dai livelli pre-crisi. Anche i depositi delle famiglie si sono ridotti (-0,3%), con conti correnti sempre più leggeri, con un orientamento che ha visto preferire l’acquisto dei titoli di Stato a quello delle obbligazioni private, azioni e fondi comuni. Alla fine del 2010, quasi la metà delle disponibilità finanziarie delle famiglie abruzzesi era costituita da contante, depositi bancari e risparmio postale, il cui peso è superiore alla media del Paese e in aumento rispetto agli anni precedenti la crisi.

 

LE REAZIONI.

 

Gianni Chiodi, presidente della Regione Abruzzo. “I dati presentati confermano che l’economia abruzzese nel corso del 2011 ha reagito meglio alla crisi rispetto alle altre regioni italiane e i primi robusti segnali del contributo che la ricostruzione dei territori colpiti dal sisma del 2009 ha dato in passato, comincia a dare oggi, e che può dare nei prossimi mesi. Il consuntivo del 2011 ci permette di affrontare la crisi attuale con maggiori speranze di limitarne gli effetti negativi. I dati sulla ricostruzione ci mostrano che il contributo delle attività di riparazione dei danni medi e lievi è stato significativo ma non sufficiente a sostenere in termini assoluti il comparto edile abruzzese, mentre il raddoppio degli appalti pubblici, per un ammontare di circa 330 milioni di euro, e l’avvio della ricostruzione pesante, possono concretamente consentire nei prossimi mesi una crescita robusta del comparto e sostenere l’economia abruzzese nel complesso”.

 

Cesare D’Alessandro, consigliere regionale Idv. “Lasciano senza parole i commenti di Chiodi rispetto all’analisi fornita dalla Banca d’Italia, ma qualche parola è doveroso comunque spenderla, se non altro per amore della verità. Secondo lo studio della Banca d’Italia, assistiamo in Abruzzo a un ‘ulteriore calo nel settore delle costruzioni…nonostante lo stimolo proveniente dagli interventi di ricostruzione nell’area colpita dal terremoto, la produzione ha registrato un ulteriore calo’, ma per Chiodi si tratterebbe di una valutazione positiva sull’operato del Commissario per la ricostruzione. Per la Banca d’Italia l’occupazione regionale ‘ha mostrato un rallentamento negli ultimi mesi del 2011’ ed è rimasta ‘elevata la quota degli occupati che, avendo fruito dei trattamenti della Cassa integrazione guadagni, non hanno contribuito effettivamente all’attivita’ produttiva’. Ciò vuol dire che il tasso degli occupati tiene soltanto grazie all’aumento della cassa integrazione guadagni (sestuplicata dal 2008 ad oggi, passando da poco più di 5 milioni di ore a circa 30 milioni) e all’innalzamento dell’eta’ pensionabile. Un crollo, invece, per l’occupazione dei piu’ giovani. E Chiodi, per di piu’, fa finta di non vedere il trend negativo che si è accentuato a fine anno 2011, consolidatosi nei primi mesi del 2012, fino a un incremento esponenziale della disoccupazione e ad una diminuzione dell’export abruzzese senza precedenti. Dunque siamo dinanzi a un’analisi impietosa per l’Abruzzo e per chi lo governa. Ma ciò che più preoccupa è la mancanza di una strategia complessiva da parte della Giunta regionale, che riguardi l’internazionalizzazione delle imprese, la prestazione di garanzie per l’accesso al credito da parte delle piccole e medie imprese, interventi concreti per la semplificazione delle procedure. Chiodi arriva perfino a smentire se stesso se si spinge ad affermare che finalmente ‘l’avvio della ricostruzione pesante potra’ concretamente consentire nei prossimi mesi una crescita robusta del comparto e sostenere l’economia abruzzese nel complesso’. Evidentemente ciò non e’ stato, come tutti gli aquilani sanno, durante il suo lungo commissariamento. Ne prendiamo atto!”

 

Silvio Paolucci, segretario regionale Pd. “Il Rapporto di Banca d’Italia sull’Abruzzo indica una drammatica realta’: la nostra regione e’ senza un modello di sviluppo. Non ce l’ha da dieci-quindici anni, e oggi manca persino il coraggio di guardare avanti: non sa da che parte sbattere la testa. E questo si puo’ cambiare. Dopo la fine dell’industria di Stato, la classe dirigente dell’Abruzzo non ha saputo trovare nuove soluzioni nè ha saputo cogliere le opportunita’ che altre regioni sono state in grado di sfruttare. Si è pensato all’edilizia come sostituto all’industria ma non ci si è riusciti, l’export resta relegato ad alcuni settori, il turismo non decolla. C’e’ bisogno di una sterzata a 360 gradi e soprattutto di una politica economica coraggiosa, forte, innovatrice, che abbia come fondamenta alta formazione e nuove tecnologie, troppo spesso citate a sproposito senza conoscerne il potenziale enorme. E che si basi sulla ricostruzione come grande questione regionale, capace di fare da volano allo sviluppo se si scelgono, come priorità, le infrastrutture materiali e immateriali su cui concentrare le poche risorse. Questa destra, al di là del risanamento dei conti della sanità peraltro avviato dall’ultimo centrosinistra, non ce la fa: è evidente, e lo dimostrano non solo i dati, ma anche la imbarazzante debolezza della Regione sul tema del credito per le imprese, che per le piccole e micro attività è ormai carne viva. Toccherà al nuovo Pd mettere insieme le migliori energie dell’Abruzzo per realizzare una vera e propria inversione di marcia”.

 

Nazario Pagano, presidente del Consiglio Regionale. “Il Rapporto presentato oggi da Bankitalia fornisce dati incoraggianti, in particolare confermano come le imprese abruzzesi abbiano retto ai flussi negativi della crisi economica. Imprese che hanno arginato la recessione investendo nella internazionalizzazione: le vendite all’estero, secondo il rapporto, sono difatti cresciute del 14,7 per cento, trainate soprattutto dal settore dei mezzi di trasporto e recuperando i livelli di export precedenti la crisi. Un altro dato importante èrappresentato dal grado di istruzione che cresce tra i giovani abruzzesi rispetto alla media nazionale; pertanto è fondamentale, oggi, continuare a investire risorse nella formazione professionale e nell’innovazione. Pressione fiscale, credit crunch e burocrazia inefficiente possono essere una miscela esplosiva per le imprese, piccole e grandi, in una fase di recessione economica. Su questi temi auspico uno sforzo maggiore della classe dirigente regionale con l’obiettivo di approvare riforme strutturali della P.A. e per introdurre strumenti finanziari finalizzati a rilanciare la crescita in Abruzzo”.

 

Manuela Martella

 


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