“E’ importante prendere coscienza della situazione” ha detto Campana “condividere le esperienze e creare sinergia, perché se è vero che le risorse sono scarse, è anche vero che con poco si può fare molto. Creatività e attivismo sono le parole d’ordine”.
I presenti, una ventina in tutto, hanno riportato le loro esperienze e le attività promosse nei Comuni di competenza, ma tutti, alla fine, hanno evidenziato le criticità legate alla mancanza di fondi.
“Un momento di confronto e un punto di partenza”, ha commentato il sindaco Maurizio Brucchi. ” I giovani devono avere un ruolo importante e molto dipende da noi amministratori, che siamo il terminale ultimo di una catena che parte da lontano. Dobbiamo cambiare modo e mentalità di amministrare, guardare con occhi diversi il mondo giovanile, perché da loro dipende il nostro futuro”.
Le esperienze non mancano in tutta il territorio regionale, ma come detto da più parti è importante metterle insieme. Musica, laboratori teatrali, inserimento lavorativo: i giovani per i giovani, con le loro capacità, il loro linguaggio, i loro strumenti, che diventano, così, una risorsa che abbatte il costo della devianza sociale e, come a dire, imprenditori del loro futuro.
In controtendenza, come è facile immaginare, la situazione aquilana, dove si vive una vera e propria emergenza sociale. Il tasso di disoccupazione giovanile tocca il 36 per cento, superiore alle altre province e le aziende continuano a chiudere. Tanti sono i giovani che si rivolgono ai Centri per l’Impiego, ma mancano le proposte lavorative. Cosa si fa allora? Orientamento. Perché non è detto che si debba rimanere sul territorio. Alla fine, è difficile creare un canale per i giovani, se non ci sono gli strumenti a disposizione.
Soddisfatto dell’iniziativa l’assessore Gatti, che ha anticipato il bando per l’inclusione lavorativa dei diversamente abili (2milioni e 900 mila euro da dividere tra le quattro province), e il ritorno di Fare Impresa, con 8 milioni di euro che saranno messi a disposizione dei giovani entro l’anno. Ancora, presto sarà pubblicato il bando Giovani (in)determinati: in collaborazione con i Centri per l’Impiego, saranno creati dei veri e propri elenchi speciali di giovani tra 18 e 35 anni diplomati e laureati. L’azienda potrà attingere da questi elenchi, offrendo un tirocinio di quattro mesi. Le 600 euro che spettano al tirocinante ogni mese saranno pagate dalla Regione. Nel frattempo l’azienda può conoscere, formare e valutare se tenere o meno il giovane. In caso di esito positivo, ci sarà una sorta di “premio”. “Certo” commenta Gatti “quattro mesi possono essere pochi, soprattutto per le grandi aziende, ma è un tentativo di mettere in atto una vera e propria terapia d’urto”.
“Più volte” ha aggiunto “mi sono chiesto cosa significa occuparsi davvero delle politiche giovanili. E significa fare tante cose, dagli interventi per i più piccoli al mondo della scuola (come i 4 milioni di euro stanziati per combattere il fenomeno della dispersione scolastica). E poi, ancora, l’università, con i voucher per l’alta specializzazione. Fino ad arrivare al discorso occupazionale vero e proprio. Il problema, però, è la scarsa informazione. Solo 807, infatti, sono i voucher andati a destinazione e i 4milioni di euro stanziati contro la dispersione scolastica non saranno spesi tutti”. Già, sembrerà strano, ma in un momento di forte crisi, accade anche che i soldi avanzino. “Purtroppo” ha aggiunto Gatti “molti dirigenti scolastici non leggono i bandi e non sono adeguatamente informati. In questo diventa importante il ruolo degli amministratori, che devono veicolare le informazioni. I progetti ci sono, basta conoscerli”.
Marina Serra