Pescara. Dopo la bocciatura della riforma istituzionale del Paese, con cui si prevedeva anche l’abolizione delle Province”, il Coordinamento “Democratici Cristiani per l’Abruzzo” sollecita una riflessione su tale abolizione.
‘Infatti, la mancanza di risorse sta determinando gravi difficoltà alla vita delle Province, mettendo a rischio addirittura gli stipendi dei dipendenti oltre che l’impossibilità di assolvere alle funzioni ancora delegate come la manutenzione delle scuole e delle strade con ripercussioni gravissime sul territorio.
Di fronte all’esigenza di garantire i tagli ai costi della politica il Coordinamento ritiene, così come inserito nel proprio programma, che sia più logico riconsiderare gli Enti proprietari e gestori del ciclo idrico e dei rifiuti, che hanno prodotto una infinità di società più o meno pubbliche con Presidenti e Consigli di Amministrazione, ampliando i costi di gestione di questi settori.
I costi delle Province sono ormai consolidate, non lo sono i costi degli Ato e Aca (tanto per citare quelli del pescarese che si occupano del ciclo idrico) che in Abruzzo hanno raggiunto, compresi gli Enti impegnati nei rifiuti, il numero di trenta.
Trenta nuovi Enti creati negli ultimi 20 anni ed è questa dinamica che ha contribuito al deragliamento dei costi della politica, non le Province.
E sarebbe più opportuno trasferire la gestione di questi servizi alle Province stesse a cui va ridata la dignità che merita e che ha sempre avuto nella storia del Paese. Sono alcune lobby che vogliono il permanere delle competenze nella mani di Enti secondari.
La Democrazia non la si inventa, la si applica. E il Coordinamento Democratici Cristiani per l’Abruzzo, che si batte per avere più Democrazia e meno burocrazia negli Enti, sosterrà il dibattito per rileggere i provvedimenti delle modifiche istituzionali’, si legge in una nota.