L’Aquila. “Viviamo in una regione che cade a pezzi, letteralmente. A 8 anni dal terremoto dell’Aquila molte delle scuole e degli edifici pubblici non sono sicuri. A questo si sono aggiunte decine di scuole in tutto il territorio, come a Teramo, dove inoltre da mesi sono migliaia le persone sfollate e sgomberate. Per queste e altre ragioni abbiamo deciso di scendere in piazza”.
Così il cartello di associazioni che oggi manifesta all’Aquila davanti a palazzo dell’Emiciclo, sede del Consiglio regionale, presentando un documento contenente alcune specifiche richieste di interventi considerati ineludibili, da attuare in via prioritaria.
A far parte della mobilitazione le associazioni Usb, Asia Usb, Zona 22, Uallò Uallà, Uds L’Aquila, Link L’Aquila, 3e32, CaseMatte, Cpc Santacroce Teramo, AltreMenti Valle Peligna, Quasi Adatti, Appello per L’Aquila, L’Aquila che vogliamo, Teramo al Plurale, Teramo Nostra, Officine Indipendenti, e altre di Marche e Lazio. Presenti anche i consiglieri comunali di Teramo Paola Cardelli e Fabio Berardini e dell’Aquila Vincenzo Vittorini.
Quest’ultimo ha ricordato come il capoluogo sia “esemplare nell’incapacità di prevedere emergenze”. “L’Italia ha il record di poche case popolari e il record assoluto di dissesto idrogeologico, è assurdo che chi ci governa continui a spendere per mega opere inutili che spesso alimentano il malaffare”, ha detto Michelangelo Giglio dell’Aisa.
Un’attivista di Teramo, Valentina, ha detto che “l’emergenza incredibile che si è verificata a gennaio ha dimostrato l’incapacità di far fronte ad emergenze che pure dovrebbero essere prevedibili, è l’ulteriore prova che c’è un abbandono degli spazi pubblici e che è dimenticata la cultura della prevenzione”.