Pescara. Le battaglie di Maria Rita D’Orsogna contro la caccia agli idrocarburi nel mare Adriatico, le trivellazioni e i permessi a pioggia concessi alle multinazionali petrolifere approdano mercoledì in Senato. La docente abruzzese di fisica all’università della California sarà ascoltata nell’ambito di un’audizione informale.
La riunione a palazzo Madama è stata convocata per discutere della proposta del Parlamento europeo e del Consiglio sulla sicurezza di regolamentare i parametri di sicurezza delle attività offshore che si occupano di “prospezione, ricerca e produzione nel settore degli idrocarburi” (atto comunitario numero 688 del 2011). Per l’occasione i senatori Cesare Cursi del Pdl e Roberto Della Seta del Pd hanno scelto la scienziata abruzzese Maria Rita D’Orsogna per relazionare in Senato.
L’audizione informale presso la Commissione Ambiente e Industria si terrà mercoledì alle 14,30. Sarà l’occasione per portare il lavoro della docente di fisica all’università di Northridge, in California, e le tante battaglie contro la caccia al petrolio nel mare Adriatico all’attenzione della classe governativa nazionale.
“Mi tremano già le gambe”, ammette la professoressa sulle pagine del suo blog, da anni punto di riferimento per ecologisti e gente comune sensibile alle problematiche ambientali. “Non so ovviamente come sarà questa audizione”, scrive Maria Rita D’Orsogna, “e non so cosa aspettarmi, ma cercherò di fare il meglio che posso. Sento molto la responsabilità di parlare un po’ a nome di tutti quelli con cui abbiamo lavorato negli ultimi anni”. Successivamente passa in rassegna alcuni casi di cui si è occupata: da Pantelleria a Chioggia, dal Curone al Salento, dall’Abruzzo alla Basilicata. Dal nord al Sud della costa adriatica, la missione è la stessa: “Chiudere il Mar Adriatico alle trivellazioni e non lucrare economicamente sull’inquinamento”. Perché, secondo la scienziata, in Italia non è conveniente vendere il mare alle multinazionali petrolifere. Il guadagno è minimo: il 10 per cento dei ricavati se si trivella a terra, come in Basilicata, il 4 per cento se si trivella a mare, come in Abruzzo.
Sul profilo Facebook di Maria Rita D’Orsogna la notizia della sua audizione in Senato è salutata da attestati di stima da parte dei colleghi di tutta Italia. ma sono elencate anche le speranze dei tanti cittadini e rappresentanti di associazioni ambientaliste, che hanno seguito da vicino i casi trattati dalla scienziata abruzzese e riposto fiducia nelle sue battaglie contro le trivellazioni.
Il regolamento europeo: Dopo anni segnati dall’assenza di un quadro normativo di riferimento che disciplini la sicurezza nella ricerca e nell’estrazione degli idrocarburi, nel novembre scorso l’Unione Europea ha scelto di dotarsi di un regolamento fissando condizioni minime di sicurezza per “la prospezione, la ricerca e la produzione di idrocarburi in mare aperto”. Sempre più spesso, infatti, a diverse miglia dalla linea di costa le multinazionali hanno ottenuto permessi per la ricerca dell’oro nero, anche in ambienti geograficamente e geologicamente complessi come le acque profonde. Il regolamento in questione diventa indispensabile per cercare di ridurre il rischio di incidenti gravi nelle acque dell’Unione e di limitare le conseguenze di eventuali incidenti. Un obiettivo che riveste grande rilevanza per i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo.
La proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sulla sicurezza si compone di 39 articoli complessivi che abbracciano la prevenzione dei grandi rischi legati alle attività offshore, la trasparenza e la condivisione delle informazioni, le pratiche migliori in materia di controllo dei grandi rischi, la preparazione e la risposta alle emergenze. Inoltre la Commissione Industria sta esaminando una serie di disegni di legge in materia di attività estrattive e si è già concluso un ciclo di audizioni dei principali soggetti interessati, tra cui le associazioni ambientaliste e Assomineraria.
Approfondimento: Maria Rita D’Orsogna
Daniele Galli