Di Pietro a Pescara: l’Italia e l’Abruzzo dopo Berlusconi

dipietroA Pescara per la riunione del coordinamento regionale dell’Idv, Antonio Di Pietro ha parlato, a poche ore dalla consultazione con il presidente designato Mario Monti, delle sue prospettive sul governo tecnico e sulle priorità nazionali e dell’Abruzzo dopo le dimissioni di Berlusconi.

“Così come ho accolto le dimissioni di Berlusconi come una liberazione, accolgo con favore l’operato del Presidente Napolitano che ha trovato una guida tecnica utile per approntare il rilancio del Paese”. Dopo il gesto dell’ombrello, Antonio Di Pietro non calma i toni e da Pescara parla dell’immediatezza successiva alla “tragicommedia berlusconiana” ribadendo le priorità dell’Idv per l’Italia: riforma delle istituzioni e della legge elettorale, taglio dei costi della casta, rilancio economico. Usa le prossime elezioni amministrative in Abruzzo come metafora per le intenzioni di apertura e coalizioni dell’Idv con gli altri partiti di centrosinistra: “Nelle amministrative come nelle elezioni politiche deve mantenersi fermo il sistema bipolare; ascoltiamo tutte le voci ma teniamo fede al contenuti del Patto di Vasto: apriamo solo alla corresponsabilità, e all’equità che devono essere alla base di una coalizione”, ha detto dall’hotel Plaza, interrompendo la riunione del coordinamento regionale per incontrare la stampa. Pertanto, se ciò viene proposto per le eventuali coalizioni da piazzare nelle amministrazioni locali, suona la stessa musica per la politica nazionale: “Non vogliamo essere i prevaricatori di un’alleanza, ma nemmeno lo zerbino del Pd: vogliamo un rapporto tra pari”, spiega. E rilancia le primarie come modello privilegiato per individuare chi dovrà candidarsi premier, nelle elezioni auspicate nel più breve tempo possibile, ma non prima di una nuova legge elettorale o del referendum, comunque non oltre la primavera.

“Intanto meglio una terza persona al Governo, un arbitro tecnico, che Berlusconi”. Ma a Mario Monte, che incontrerà alle 16:30 per le consultazioni previste dalla prassi, Di Pietro non dà fiducia a prescindere: “Questa è una fase transitoria, affidata ad una persona qualificata, ma non do fiducia a Monti finché non rivelerà la squadra di Governo, che non deve contenere personalità politiche, e non enuncerà quali sono i provvedimenti che vuole emanare e se intende riconsegnare il Governo alla fase democratica che spetta ai cittadini dopo aver riformato la legge elettorale”. In ogni caso Tonino non vuole “coalizioni demoniache” alla Bersani-Cicchitto, che dice di non riuscire neanche ad immaginare: “Voglio che il governo di Monti si faccia solo con le riunioni con le commissioni parlamentari e non con le segreterie/sacrestie di partito”. E se Monti non ancora stila una lista delle cose da fare, il capo dell’Idv gli manda il suo monito: “Ha le qualità tecniche, ha gli strumenti per rilanciare il Paese, bisogna vedere quanti mani libere ha, ma prima di chiedere un solo euro ai cittadini deve fare la legge del buon esempio contro gli sprechi e i costi della casta: le Maserati, i ponti di Messina, i cacciabombardieri; non faccia una legge sulle pensioni se prima non impone a noi stessi il rigore draconiano”.

Subito sotto valutazione, il presidente designato, dunque, passerà l’esame dell’Idv solo con una “maggiore equità nella tassazione”. E con la patrimoniale e il debito pubblico come la metterebbe Di Pietro? “Se io fossi Monti, come prima cosa istituirei il contributo di solidarietà dal 5 al 7% per i patrimoni scudati; poi tra la Svizzera e l’Italia attuerei lo stesso protocollo firmato pochi giorni che fa che fa versare all’erario tedesco il 5% dei patrimoni occultati in Svizzera, senza che gli elvetici rivelino di chi siano questi conti. Bisogna comunque toccare i patrimoni alti e finora occulti, a prescindere se immobiliari o mobiliari: deve pagare quel 10% di italiani che posseggono il 60% della ricchezza complessiva e non più solo il 90%, quelli che stentano ad arrivare a fine mese”.

“Berlusconi dice che raddoppierà il suo impegno; non ho dubbi che continuerà ad impegnarsi per le leggi ad personam a per difendere le proprie imprese, ma per fortuna il Governo non dipende più da lui ma da un Parlamento che prende le distanze dal suo conflitto di interesse”. Ma se Di Pietro si giova del dopo Berlusconi, per la regione della ricostruzione si preannuncia un’involuzione, e la perdita del legame diretto tra il Governatore Chiodi e l’ex esecutivo mette a rischio anche il Patto per l’Abruzzo: “Era un rischio già annunciato”, risponde il senatore Alfonso Mascitelli, “la famosa delibera Cipe attendeva ancora la firma della Corte dei Conti e il documento allegato non è stato recepito, come obbliga invece la legge di bilancio. Ora, il nuovo Governo rimette tutto in discussione e quindi tocca a tutti riattivarsi”. La ricetta del Di Pietro nato tra le due sponde del Trigno, quando l’Abruzzo era ancora unito al Molise è “stringere la cinghia, come bisogna fare tutti, invece di avanzare richieste”. “Ma l’Abruzzo si deve ricostruire tutto, a cominciare da L’Aquila, occorre un rilancio economico che richiede di abbassare le tasse e l’incentivazione del lavoro giovanile”, ha concluso.

 

Daniele Galli


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