Teramo. “Il tempo è maturo per una riflessione”. Tema di discussione è lo stato di salute della sanità abruzzese e di questo si è parlato oggi pomeriggio nel Consiglio Provinciale aperto sulla Sanità, che ha visto la partecipazione straordinaria del presidente della Regione Gianni Chiodi e del direttore generale della Asl di Teramo Giustino Varrassi.
Una sala giunta, a Teramo, gremita di amministratori, sindaci, sindacalisti, operatori sanitari, semplici cittadini. Tutti lì, in attesa di ascoltare le parole del “miracolo Chiodi”, ma anche di dire la propria. Ognuno tira fuori i propri numeri, tra liste d’attesa, mobilità passiva e ricoveri. Ognuno in difesa della propria idea, che sia quella dettata dalla parte politica o strettamente personale.
Una cosa è certa: il debito sanitario è in pareggio e il “baratro” è stato evitato. Ad affermarlo è lo stesso governatore, nonché Commissario ad acta per la Sanità: “abbiamo evitato che la regione Abruzzo diventasse la prima in assoluto per indebitamento, prima della Grecia e del Minnesota. Abbiamo evitato che i nostri figli si possano ritrovare un giorno con un mare di cambiali da firmare. Non è un caso che l’indebitamento sia passato, in sette anni, da 500milioni di euro a 4miliardi, di cui la metà legati alla sanità”. Un elemento questo che, secondo Chiodi, è il frutto di una “classe dirigente inadeguata ad assicurare una sanità di qualità a costi sostenibili”.
Insomma, il piano di rientro era assolutamente necessario, in primis per sbloccare i fondi governativi, cosa che “permette di fare investimenti”. Ma anche perché, in base all’accordo Governo-Regioni, il cosiddetto Patto per la Salute, chi non ha i conti in regola deve tassare i cittadini. “Non si scherza più” ha aggiunto il presidente. “In un momento di crisi non ci si può permettere di mettere le mani nelle tasche degli abruzzesi. I conti devono essere in ordine, perché dobbiamo restituire un futuro ai nostri figli”. E, da buon padre di famiglia, assicura: “Fino a quando ci sarò io, ci sarà una politica che guarda al futuro”.
Chiodi risponde punto per punto alle critiche mosse, prima del suo intervento, dai consiglieri provinciali teramani. A Robert Verrocchio, Pd, secondo cui “il pareggio era il minimo che si potesse fare”, ha replicato: “intanto, da 40 anni a questa parte, sono il primo che l’ha fatto”.
Certo, veder scomparire l’ospedale della propria città non piace a nessuno “ma che sicurezza si può avere da un nosocomio che fa due 2 ricoveri al giorno?” chiede il governatore. “E’ un lusso che non possiamo più permetterci. Mi assumo tutta la responsabilità politica dei miei eventuali errori, ma sul pareggio di bilancio ho rischiato e ho messo la faccia”.
Secondo il segretario provinciale del Pd, poi, il pareggio è stato raggiunto a spese della Asl di Teramo; “è quello che mi dicono in tutte le Asl in cui vado” replica Chiodi.
Insomma, botta e risposta, parole, numeri, dichiarazioni di intenti sul netto “salto di mentalità”, tra sindaci che difendono un ospedale localizzato in un altro Comune (vedi Pineto e il San Liberatore di Atri) e sindaci di quello stesso Comune che smentiscono i “colleghi” affermando che quel nosocomio non verrà penalizzato, bensì potenziato.
Il leit motive è quello di una politica che deve rimaner fuori dalla sanità, ma questa sembra essere solo la teoria.
Da una parte c’è chi parla dell’avvio di una fase due della sanità in Abruzzo, dall’altra si vuole garantire la salute ancor prima del pareggio di bilancio. Ma, forse, se le cose fossero andate diversamente, si sarebbe detto il contrario. E’ il gioco della politica. Presente, sempre e comunque.