Si chiama Arap ed è l’Azienda regionale delle Attività produttive. La sua istituzione rappresenta uno dei punti cardine della legge regionale di riordino delle funzioni in materia di aree produttive, recentemente approvata dal Consiglio regionale.
La riforma, che unirà gli attuali consorzi industriali in un unico Ente Pubblico Economico, è stata illustrata questa mattina dal vice presidente ed assessore allo Sviluppo Economico, Alfredo Castiglione, affiancato dal presidente della IV Commissione in Consiglio regionale Nicola Argirò e dalla consigliera regionale Federica Chiavaroli.
“I Commissari” ha spiegato Castiglione “non erano più prorogabili e non si poteva rischiare di far ripiombare l’Abruzzo indietro di almeno dieci anni. Ora i commissari diventeranno commissari per il riordino e saranno chiamati a completare un percorso che si concluderà, al massimo, entro diciotto mesi”.
La legge indica, infatti, una tempistica ben precisa degli adempimenti da compiere. Entro quattro mesi dalla sua entrata in vigore, la Giunta regionale approverà il Disciplinare e lo invierà entro 15 giorni alla Commissione competente per il parere. Entro sei mesi, tranne il Consorzio Chieti-Pescara per il quale sono previste disposizioni a parte, tutti i Consorzi dovranno predisporre l’elenco dei soci tenendo conto degli apporti effettuati da ciascuno di loro. Entro i successivi sei mesi, poi, sulla base di uno schema-tipo approvato dalla Giunta, verrà costituita l’Arap. Infine, entro i 180 giorni successivi alla costituzione dell’Agenzia, l’assessore allo Sviluppo Economico convocherà e presiederà l’Assemblea generale. Contestualmente si avrà la decadenza dei Commissari.
“Noi abbiamo bisogno di un territorio competitivo” ha aggiunto Castiglione “che semplifichi al massimo gli insediamenti industriali, nel rispetto dei vincoli e delle norme e che chiarisca ruoli e potere decisionale. Un territorio che va riequilibrato anche in termini di equità industriale. D’altronde, non possiamo penalizzare le aziende solo perché si trovano all’interno di aree industriali o di consorzi che erogano servizi meno efficienti rispetto ad altre aree della nostra stessa Regione. Non potevamo lasciare, infine, nelle mani di sette organismi, con sette consigli di amministrazione ed altrettanti direttori, le sorti del nostro sistema economico. Tuttavia, questa riforma va inquadrata all’interno di un disegno ben più ampio di politica industriale che va visto come un modello integrato di sviluppo economico del territorio e che investirà l’intera regione. Infatti, mentre l’Arap avrà un ruolo di coordinamento generale e non farà la pianificazione territoriale che svolgono già le Province, sul territorio opereranno delle strutture periferiche di supporto”.
L’obiettivo è quello di creare delle aree produttive tecnologicamente attrezzate che puntino sulla sostenibilità ambientale e che consentano di mantenere e rafforzare i vincoli di coesione sociale all’interno del territorio. Resterà, comunque, in capo ai Comuni la potestà delle aree e delle procedure d’esproprio, mentre la Regione manterrà un ruolo strategico di indirizzo e di politica industriale.
Sulla riforma dei consorzi industriali interviene il consigliere regionale del Pd Camillo D’Alessandro, secondo il quale “ciò che viene meno è il lavoro precedentemente svolto in commissione e con le parti sociali. Soprattutto viene meno la qualità legislativa. Una buona norma non produce problemi che denunciano anche gli industriali”.
Entrando nel merito della questione, D’Alessandro spiega che “hanno impiegato circa trenta mesi per approvare una legge e una volta approvata hanno stabilito che entra in vigore, ossia produrrà i suoi effetti dopo diciotto. Con un rapido calcolo ciò significa che essa impiega, da quando pensata alla sua attuazione, quarantotto mesi, vale a dire quattro anni.
E intanto si chiudono aziende, la crisi aggredisce i nostri comparti produttivi, l’attrazione di territori attrezzati è sempre più stringente. Perdiamo posti di lavoro e Castiglione dinanzi a tutto questo pensa di poter ancora giocare sulla pelle delle imprese e dei lavoratori. La politica industriale che è venuta a mancare ha generato la perdita di competitività del sistema Regione, che sommata alla mancanza di interventi sul credito , alla assenza degli spettrali fondi FAS, produce un’Abruzzo sempre più povero. Dopo trenta mesi di governo di centrodestra il vicepresidente dalla Giunta Regionale dovrebbe rispondere ad alcune domande. Ci sono più o meno imprese in Abruzzo? Ci sono più o meno occupati? Ci sono più infrastrutture rispetto a quelle che avevamo? La verità è che purtroppo il bilancio è drammaticamente negativo”.