Il 29 giugno scorso la Commissione europea ha presentato la proposta per l’ambito di riferimento pluriennale a livello finanziario riguardante il periodo 2014-2020. “Per il periodo in questione” spiega il vice presidente della Regione con delega allo Sviluppo Economico, Alfredo Castiglione “la Commissione propone di destinare 376 miliardi di euro finalizzati ad sviluppare nuovi strumenti di politica di coesione”.
Di questi fondi, circa 39 miliardi, andranno alle Regioni in transizione, che hanno un PIL pro capite pari al 75-90 per cento rispetto alla media UE. E l’Abruzzo è una di queste.
“Queste risorse però” aggiunge Castiglione “dovranno essere attinte attraverso il concorso e la condivisione di obiettivi comuni con le altre Regioni italiane in transizione, quali il Molise, la Puglia e la Basilicata, o con altre regioni europee con le stesse caratteristiche di reddito. Occorre, dunque, favorire un progetto comune finalizzato alla creazione di un modello di sviluppo, in coerenza con le identità che esse rappresentano. Ciò è necessario al fine di conquistare un maggior potere contrattuale nei confronti dell’UE e al fine di creare direttrici comuni di crescita. Molte sono le idee ed altrettante sono le potenziali conseguenze per la crescita economica dei territori interessati”.
Basti pensare alla costituzione di una Marca Adriatica, “la cui creazione però potrebbe perdere di efficacia, dati i tempi per arrivare alla concreta attuazione, anche se ciò permetterebbe di avere forza contrattuale da utilizzare per ottenere finanziamenti a bando ulteriori rispetto alla nuova programmazione 2014-2020”.
Secondo il vice presidente è necessario, dunque, “creare una idea nuova, un grande progetto politico interregionale che, sulla scorta delle caratteristiche delle regioni, possa essere il nuovo modello di sviluppo con una fonte di finanziamento specifica all’interno delle somme da destinare alle Regioni in transizione. L’Abruzzo potrebbe rappresentare il naturale collegamento tra le capacità di creare ricchezza da parte dalle regioni del Nord e quelle del Sud. L’idea in questione potrebbe essere rappresentata da un progetto, che vede nel recupero fisico e ambientale degli spazi urbani e di aree geografiche funzionali, lo strumento per arrestare il degrado e la marginalità sociale e per ridurre le disparità territoriali. Una rete di progetti urbani, dunque, per riportare al centro delle politiche di sviluppo regionale, il ruolo delle città, con i propri territori e le proprie conoscenze rappresentate dalle Università che insistono in esse, dove ci si confronta sui grandi temi dello sviluppo, dell’integrazione, della sussidiarietà e della tolleranza, come spinte innovative per creare una Europa più unita e competitiva”.