Fonti rinnovabili, le imprese abruzzesi contro lo stop imposto dal governo

fotovoltaicoIl decreto legislativo sulle fonti rinnovabili, votato nei giorni scorsi dal Consiglio dei Ministri, rischia di provocare ingenti danni al mercato abruzzese delle energie alternative, ed alle imprese che hanno scommesso su questo mercato. Lo afferma una nota congiunta sottoscritta da Cna Abruzzo e Confindustria Pescara, che sottolineano come il decreto “infranga alcuni principi del nostro ordinamento giuridico, quali la certezza del diritto e il legittimo affidamento”.

Le aziende che hanno presentato richiesta per il titolo autorizzativo successivamente all’1 gennaio 2011, data di entrata in vigore del decreto legislativo, si vedono, infatti, escluse dalla possibilità di realizzare impianti fotovoltaici, pur avendo programmato investimenti e interventi.
Secondo i dati di Confindustria Pescara e Cna, in Abruzzo  sono stati realizzati 3.629 impianti fotovoltaici, capaci di generare 71 mega watt di potenza, con 800 imprese e circa 2mila e 500 addetti. “Un mercato” sottolineano le due sigle associative “partito in ritardo rispetto a quello più vivace di regioni limitrofe, come le Marche, ma che ora rischia addirittura di segnare il passo, proprio a causa dei limiti imposti dalle decisioni dell’esecutivo. Con questa decisione, l’intera filiera produttiva collegata viene messa in crisi, a tutto danno di un settore che ha creato ricchezza e posti di lavoro. Di particolare gravità appare la decisione di modificare unilateralmente, e senza alcuna concertazione preventiva con le forze sociali, il contenuto del terzo Conto Energia approvato con un decreto in vigore da appena un paio di mesi:  con il risultato di determinare il blocco degli incentivi a partire dall’1 giugno 2011. In questo modo, si è creata una situazione di grave incertezza e confusione per le imprese che hanno investito nel settore delle energie rinnovabili, seguendo le indicazioni contenute nel tariffario legato al terzo Conto Energia”.

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