Sanità, la risposta e le proposte del Pd sul buco da 360 milioni

 

camillo_d_alessandroPescara. Il tempo di un week end per incassare il colpo, e il Pd ribatte alle accuse del Presidente della Regione, Gianni Chiodi, che sabato mattina aveva addossato le colpe del nuovo buco da 360 milioni nella sanità abruzzese alla “depredante” gestione attuata dal centrosinistra dal 2004 al 2007. “A depredare è stata la Giunta Pace dal 2000 al 2005”, risponde il capogruppo regionale Camillo D’Alessandro, che indica le proposte del Pd per risanare il debito entro il 31 dicembre.

Forte di due tabelle estratte dalle programmazioni delle Finanziarie 2010-2012 e 2011-2013 (approvata dall’attuale maggioranza di centrodestra nel dicembre 2009 e novembre 2010), il Pd analizza l’andamento del debito del servizio sanitario e i disavanzi delle Asl in Abruzzo. Stando ad esse, tra il 2000 e il 2005 il debito è salito da circa 173 milioni a 2 miliardi di euro. Anni in cui a governare era la Giunta  Pace, di centrodestra, “composta da Fabrizio Di Stefano come presidente della commissione Sanità e Paolo Tancredi come presidente della commissione Bilancio, oggi entrambi promossi con merito a parlamentari”, commenta ironico D’Alessandro, “e Alfredo Castiglione, all’epoca assessore al Bilancio, bilanci che poi si sono rivelati falsi, ma Castiglione ha avuto il coraggio, sabato, di presentarsi in conferenza stampa accanto a Chiodi”, aggiunge. Situazione speculare per il disavanzo delle Asl, che il Pd rivendica aver ridotto, durante la propria gestione, dai 469 milioni del 2005 ai 107 milioni del 2008, prima di lasciare le chiavi in mano a Chiodi. “Chiodi sta concentrando l’attenzione sul nuovo buco, ma dimentica la storia complessiva”. “Addossa tutte le colpe a noi, come se fosse stato facile dover prendere la gestione di una macchina impazzita lasciata in corsa da un guidatore che si è lanciato fuori”, commenta l’ex assessore al Bilancio Giovanni D’Amico.

La situazione emergenziale è aggravata dalla ristrettezza dei tempi di azione. Il 31 dicembre scadrà il termine entro il quale è possibile risanare i conti. Missione impossibile di fronte a 360 milioni di buco, e la pena sarà un aumento delle tasse su cittadini e imprese. Il Pd propone, a tal proposito, di seguire l’esempio di Roma, Catania e Palermo i quali hanno chiesto e ottenuto mutui trentennali straordinari allo Stato per coprire debiti di natura simile:  “così facendo non si toccherà un euro da destinare ai cittadini, non si aumenteranno le tasse e non verranno toccati i diritti essenziali come quello alla salute”, spiega D’Alessandro, “Chiodi invece intende chiedere un prestito per soli 200 milioni, coprendo la restante parte con i Fas e con altre generiche riduzioni. Giù le mani dai Fas, grida il Pd, “si darebbe ancora una volta l’idea di una regione piccola piccola, che svende le ragioni della speranza di ripartire, sottraendo i fondi allo sviluppo e al rilancio dell’economia”.

Due le proposte principali del Pd per rimediare, oltre alla richiesta del mutuo straordinario: aggredire le spese inefficienti e generare risorse. Ma come? D’Alessandro spiega: “In due anni di Giunta, Chiodi non ha attuato le riforme annunciate: bisogna ridurre gli esosi componenti dei Consigli di Amministrazione, riformare il sistema dei trasporti pubblici con una società unica, provvedere alle cosiddette Ater, alle società ed enti collegati che fanno levitare i costi e a creare un consorzio industriale. Per generare, poi, economia aggiuntiva, si pensi alla vendita degli immobili regionali, così come aveva programmato la sapiente visione dell’assessore D’Amico per riportare 101 milioni di euro in bilancio. Se Chiodi, in due anni non ha attivato la procedura di vendita di tali beni, forse c’è una difficoltà politica ad andare contro gli interessi di qualche compratore”.

Idee anche per una futura prospettiva di crescita economica: “Prendere in mano la gestione dell’energia alternativa, invece di continuare a far arricchire solo i privati e rifarsi direttamente delle royalties delle gestioni delle autostrade, che ora finiscono nelle casse dello Stato: così facendo si svilupperebbero fondi per le infrastrutture, rendendo disponibili risorse per fare altro di più in un’ottica di rilancio economico”, conclude il capogruppo Pd.

Il Pdl replica: “La coperta è corta e ci sono regole da rispettare”. Arriva la risposta da parte del partito in maggioranza alla Regione: “Ciò che sta accadendo ha dell’inverosimile. Da più parti e con diverse argomentazioni si sta chiedendo che Chiodi paghi per conto terzi. Da tutti si è riconosciuto che i nodi che stanno venendo al pettine sono frutto di scelte scellerate che un “partito della spesa” trasversale e onnivoro ha compiuto negli anni passati, cionondimeno oggetto di critica sono i modi e i tempi in cui si è “scoperta la rapina”, afferma polemico il presidente del gruppo regionale Pdl, Gianfranco Giuliante. Difende le scelte di Chiodi, Giuliante, ma si concede ad una rassegnata realtà: “Il presidente Chiodi ha chiaramente e ripetutamente sottolineato che il sistema Abruzzo, proprio per le motivazioni espresse da imprenditori e sindacati, non reggerà a un’ulteriore tassazione e per questo sta cercando di fare il possibile perché ciò non avvenga. Com’è a tutti noto, la tassazione diverrebbe obbligatoria se non si riuscisse a chiudere la partita del deficit sanitario. La coperta è corta e ci sono regole da rispettare”.

Daniele Galli

 

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