Nuovo scandalo Regione Abruzzo: si dimette assessore Daniela Stati

stati_daniela_1L’Aquila. L’assessore regionale alla protezione civile Daniela Stati, si è dimessa. La Stati risulta indagata dalla Procura della Repubblica di L’Aquila per corruzione, in relazione a fatti relativi alla ricostruzione post sisma. La reggente degli assessorati all’ambiente e alla Protezione civile è indagata al pari di altre quattro persone (sottoposte a misurela cautelari) e la procura avrebbe chiesto l’interdizione dai pubblici uffici.

Sulla vicenda il presidente Gianni Chiodi, al momento, non ha voluto rilasciare dichiarazioni, ma voci di corridoio parlano della possibilità che sia lo stesso governatore ad assumere, ad interim, la delega alla protezione civile. Sulla possibilità che l’inchiesta possa riguardare anche il versamento di possibili tangenti per la realizzazione del termovalorizzatore di Lanciano, al momento, non ci sono conferme ufficiali. L’inchiesta, comunque, è ancora nella sua fase iniziale. Gli agenti delle squadra mobile di Pescara, diretti da Nicola Zupo, che hanno effettuato delle perquisizioni negli uffici dell’assessorato regionale ambiente e nella sede della Protezione Civile a Pescara. “L’impianto accusatorio”, fanno sapere dalla procura de L’Aquila, “é sostenuto da uno scrupoloso lavoro di riscontro che non consente lettura dei fatti alternativa a quella proposta dallo stesso Gip aquilano”. Nella stessa inchiesta che scuote la Regione, sono coinvolti Ezio Stati (padre di Daniela), richiuso nel carcere de L’Aquila, Marco Buzzelli (compagno della Stati), il noto imprenditore marsicano, Vincenzo Angeloni, rinchiuso a Regina Coeli a Roma e Sabatino Stornelli, ex amministratore delegato di Selex, società di Finmeccanica, sottoposto al provvedimento cautelare di obbligo di dimora a Roma.

I “favoritismi” ipotizzati dalla procura. “La richiesta – afferma il procuratore Alfredo Rossini – si è basata sull’accertamento di favori e utilità ricevute per aver compiuto attività contrarie ai compiti e ai doveri connessi alla funzione pubblica ricoperta. L’assunto accusatorio è sostenuto da uno scrupoloso lavoro di riscontro che non consente lettura dei fatti alternativa a quella proposta al giudice per le indagini preliminari de L’Aquila”. “Il quadro probatorio che emerge – sempre secondo la procura – appare incontestabile considerato che vi sono prove evidenti dei ‘doni’ e delle utilità che i privati hanno corrisposto al pubblico ufficiale (Daniela Stati, ndr) e alle persone a lei vicine, al fine di ottenere il vantaggio di essere inseriti nella lista di beneficiari per fatti e atti connessi alla ricostruzione post sisma del 6 aprile 2009”. Le indagini sono ancora in corso e “allo stato degli atti non sono indagati altri soggetti con incarichi rilevanti nell’ambito regionale e della protezione civile nazionale”. “La Procura della Repubblica – conclude la nota – ha chiesto misure cautelari diversificate a seconda delle posizioni, dei ruoli e delle evidenze probatorie, sia per il buon proseguimento delle indagini, sia per la proporzionalità dell’intervento giuridico a garanzia degli stessi indagati”.

I reati ipotizzati. Al momento non si conoscono ufficialmente i particolari ma è certa la corruzione: sarebbero quelli contro la pubblica amministrazione e sarebbero stati commessi nell’Aquilano o nella Marsica.

Non sono da escludere ulteriori sviluppi. “Le indagini continuano a ritmo serrato, ci possono essere altri sviluppi”, ha detto all’Ansa il procuratore della Repubblica de L’Aquila. Alfredo Rossini, che è anche procuratore distrettuale, ha chiarito che il reato ipotizzato è quello di corruzione sottolineando solo che si tratta di “vicende complicate”.

Cosa accade dopo le dimissioni della StatiLa decisione è conseguente al provvedimento della magistratura che l’ha interdetta dai pubblici uffici nell’ambito dell’inchiesta per corruzione su presunti favoritismi nella ricostruzione post sisma. La vicenda giudiziaria ha determinato un terremoto politico nella Regione Abruzzo. Il presidente, Gianni Chiodi, dovrà procedere a un mini rimpasto forzato, sostituendo la Stati con un’altra donna, visto che lo statuto regionale impone la presenza di due donne nell’esecutivo. In tal senso, si apre una corsa all’assessorato alla quale non sarà estranea L’Aquila, che rivendica una rappresentanza in Giunta.

Le reazioni del Governatore Chiodi. Il Presidente e la Giunta, sottolineando la sensibilità istituzionale dell’Assessore, le hanno espresso totale solidarietà, ”nella convinzione che l’accertamento dei fatti dimostrerà la sua estraneità a quanto contestato”, ed hanno auspicato ”la massima rapidità nella conclusione delle indagini in corso”. Il Governatore e la sua squadra hanno inoltre espresso grande apprezzamento per il lavoro fin qui svolto dall’assessore Sati ”che ha dato prova di dedizione, competenza, capacità ed efficacia, anche in momenti difficilissimi per la Regione Abruzzo”. Ora in Giunta ci sarà giocoforza un piccolo rimpasto ed e’ già corsa per la poltrona vacante. La componente aquilana di centrodestra spingerà per una figura espressione del capoluogo. Sin dalla formazione dell’esecutivo, infatti, Chiodi era stato tacciato di non aver dato adeguato spazio a L’Aquila (a rappresentare il capoluogo di regione solo il marsicano Angelo Di Paolo) a tutto vantaggio della corposa componente teramana.

 

 

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