Pescara. Mercoledì scorso, 13 gennaio, la Quarta Commissione Consiliare ha approvato all’unanimità una Risoluzione con la quale viene chiarita la posizione dell’Abruzzo in merito ad una bozza di Raccomandazione del Consiglio dell’Unione Europea, la COM (2015) 462 final, sul grave problema della disoccupazione di lungo periodo.
Si tratta di un esempio di partecipazione della Regione Abruzzo alla fase ascendente del diritto europeo, ovvero di una di quelle occasioni in cui l’Abruzzo – come ogni altra Regione italiana, i Länder tedeschi e ogni altro ente locale europeo dotato di potere legislativo autonomo – ha l’opportunità di dire la sua sul diritto europeo in formazione.
Il documento, stilato dal Consiglio dell’Unione Europea, intende essere la nuova strategia comunitaria per contrastare il fenomeno della disoccupazione di lungo periodo, ovvero di quei cittadini che sono da più di un anno alla ricerca attiva di un posto di lavoro. Si tratta di una condizione che interessa circa 12 milioni di cittadini europei, e vede dati particolarmente negativi proprio in Italia, e ancor di più nel meridione. Nel 2013, il tasso di disoccupazione di lungo periodo in Abruzzo è stato del 57,7%, contro una media europea del 47,5%.
Le Osservazioni presentate dalla Regione Abruzzo concordano largamente con le previsioni del documento comunitario, che sottolinea l’esigenza di spingere i disoccupati di lungo periodo a registrarsi presso i Centri per l’Impiego, che devono farsi carico in toto della loro situazione particolare e offrire non solo assistenza economica, ma la possibilità di acquisire nuove competenze compatibili con il proprio progetto di vita e le esigenze del mercato del lavoro.
La Quarta Commissione ha però voluto aggiungere due raccomandazioni. La prima di esse, rivolta alle autorità nazionali italiane, di reintrodurre nell’ordinamento la fattispecie dei “disoccupati di lungo periodo”, recentemente eliminata col d.lgs. 150/2015. Secondo il documento approvato, la distinzione giuridica è necessaria per allineare l’ordinamento italiano a quello degli altri Paesi europee e permettere delle azioni il più possibile coordinate.
In secondo luogo, la Regione ha raccomandato alle istituzioni comunitarie di utilizzare le risorse del Fondo Sociale Europeo con azioni quanto più possibile mirate ed efficaci.