Confesercenti presenta rapporto sull’economia

confesercenti_pescaraPescara. Confesercenti Abruzzo ha presentato questa mattina alla stampa il Rapporto sull’economia della regione. Forte la preoccupazione espressa per piccole e medie imprese.


I primi mesi del 2010 avevano fatto segnare timidi segnali di ripresa dei consumi degli abruzzesi, situazione tornata in discesa nel mese di maggio. Secondo l’ultima analisi fatta da Confesercenti, da aprile a maggio si è verificata una contrazione di spesa in settori determinanti: – 0,6% per abbigliamento e calzature, – 0,2% per beni alimentari, – 1,9% per trasporti e tempo libero. Il dato non preoccupa solo piccole e medie imprese ma anche la grande distribuzione organizzata. L’unico settore che conserva un clima di fiducia è quello delle imprese artigiane, con particolare riferimento alle costruzioni.
Per Confesercenti non ci sono dubbi: l’Abruzzo è ben lontano dall’uscita della crisi. Per guardare al futuro le imprese sono quindi costrette a ricorrere sempre più ai sistemi di credito, ma la situazione lungi dall’essere solare anche in questo caso, come ha spiegato il Direttore di Confesercenti Abruzzo, Enzo Giammarino: “ la disoccupazione porta a ricorrere, come ad un ultima spiaggia, ad aprire piccole imprese spesso improvvisate e senza adeguata stabilità, si aumenta così il rischio legato al credito. Significativo il fatto che si verifica molto più spesso rispetto al passato che un’impresa vada in default nei primi 6 mesi seguenti dall’erogazione di un finanziamento. E gli istituti di credito scaricano costi e richieste di garanzia sulle cooperative e sui ‘confidi’, le uniche strutture rimaste davvero a sostegno delle imprese”.
La ripartenza dell’impresa regionale è indissolubilmente legata agli interventi della Regione, ma il Presidente di Confesercenti Abruzzo, Beniamino Orfanelli, lamenta una poca incisività del Presidente Chiodi sul governo nazionale: “Bisogna aprire un percorso che porti alla riduzione delle imposte per imprese e famiglie, che dia una boccata d’ossigeno alle partite Iva e consenta una ripresa dei consumi. Non è più possibile aspettare perché la crisi ha svuotato le imprese delle loro riserve ed ora, in assenza di una ripresa, si aprirà una stagione ancora più dura. Il presidente Chiodi dovrebbe intervenire sul governo nazionale per chiedere la disapplicazione degli studi di settore per la nostra regione”. Più diretto Giammarino: “ ci auguriamo che i contenuti della manovra non siano quelli annunciati dai giornali, dei 26 milioni di euro sembrano non sia previsto nemmeno un euro il sistema produttivo regionale. La Regione continua a tirarla per le lunghe, dicendo di affidarsi ai fondi comunitari (FAS), ma da troppi anni non è stato possibile fare bandi per questi fondi: urge liberare risorse dal bilancio ordinario”.
Domani è previsto nel capoluogo di regione un tavolo di concertazione tra gli imprenditori, i sindacati e la Regione, ma le premesse non sono delle migliori: “con gli assessori di competenza il rapporto è sostanzialmente buono”, spiega Giammarino, “quello che non funziona è il rapporto con il Presidente del Governo regionale, perché è lui che ha costretto l’interruzione della discussione attuata all’epoca dell’insediamento dell’attuale giunta, quando si presentò al tavolo senza una minima relazione: così si fa una scelta politica che ci porta a navigare a vista. Se domani non ci verranno presentate le dovute relazioni sui fondi FAS e sul bilancio abbandoneremo di nuovo il tavolo.”
Inevitabile un riferimento alla disoccupazione, secondo Giammarino legata a doppio filo all’indotto delle grandi industrie presenti in Abruzzo : “ è giusto sottolineare che le aziende si stanno impegnando a non licenziare, ma bisogna anche dire che una settimana si lavora ed una si fa cassa integrazione, ma il peggio risiede nell’indotto, l’indotto legato ad imprese come Sevel e Honda produce un’ occupazione parti a quelle di Sevel e Honda messe insieme, e il rapporto è di 1:3, vuol dire che per ogni operaio licenziato da una di queste, perdono il lavoro tre operai dell’indotto”.

 

Daniele Galli

 

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