Pesca, marinerie in rivolta: troppe restrizioni in Adriatico

Riunione operativa a Pescara della marineria locale con quelle di San Benedetto del Tronto, Ortona e Giulianova per fare il punto della situazione a poco più di un mese dal ritorno in mare dopo il fermo pesca e alla luce di quelle che vengono considerate “restrizioni” dell’Unione Europea.

 

 

“Siamo oltre 100 barche dei 4 porti costrette a lavorare in appena 510 miglia quadrate, se consideriamo le zone interdette, quelle per la ricerca petrolifera e gli scogli. Questo – ha detto Mimmo Grosso, portavoce della marineria pescarese – ci permetterà di arrivare a stento a Natale. Parliamo di uno specchio d’acqua davvero limitato. Senza contare che le zone di mare sottoposte alla ricerca petrolifera per le trivellazioni sono scrutate da navi che, con le loro strumentazioni, andrebbero a creare problemi nei fondali, allontanando i pesci.

 

 

Per questo dobbiamo fare fronte comune e portare al tavolo di Roma proposte concrete, affinché l’Unione Europea ci ascolti. Se così non fosse siamo pronti a tornare a manifestare già dai prossimi giorni”. Il rappresentante della marineria di Ortona, Francesco Altomare, ha aggiunto: “Oggi di fatto lavoriamo in una zona ridotta che non va oltre le 25 miglia. Ci è stata interdetta la Fossa di Pomo, ma questo deve valere per tutti.

 

 

Anche per la marineria croata. Oggi usciamo tre volte a settimana con le nostre barche, ma in questa situazione diventa veramente difficile andare avanti”. Le quattro marinerie stanno studiando azioni comuni anche per chiedere all’Unione Europea eventuali rimborsi per i danni che subirebbero le imprese di pesca.

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