Pescara, il petrolio oltrepassa la salute: il PD chiama in campo i cittadini

petroliera_1Pescara. Nel mirino del PD ancora il rapporto bilaterale tra Abruzzo e Petrolio, la terra verde sembra essere un ambito bersaglio governativo, ma a monte di tutto si rivela tanta contraddizione e poca chiarezza. Ad accusare, senza troppi mezzi termini, è il Partito Democratico, che cerca di tirare le fila su un progetto che sta passando o “sottopassando” senza suscitare scalpore o clamore: il governo regionale di centro-destra insegue e prosegue la vocazione petrolifera per la Regione delle “Bandiere Blu”, delle acque pulite.

“Ancora una volta non possiamo fidarci di questa gente che, dopo 14 mesi di governo regionale, consuma accordi segreti  sulla pelle degli abruzzesi senza che nessuno sappia nulla”. Così il capogruppo del Pd, Camillo D’Alessandro, nella Conferenza stampa tenutasi questa mattina in Regione, commenta la notizia relativa ad una sedicente trattativa in corso tra governo regionale e Governo Nazionale avviata senza il coinvolgimento degli amministratori, sindaci, enti locali, associazioni ambientaliste. Presenti nella sala regionale i consiglieri del PD Marinella Sclocco e Claudio Ruffini, il Professor Enzo di Salvatore, docente di diritto Costituzionale a Teramo, ed il sindaco di Pineto Luciano Monticelli.
Il progetto di legge regionale che il Gruppo del PD aveva presentato in Consiglio regionale nel dicembre dello scorso anno, curato proprio dal Professor Di Salvatore, si proponeva di affrontare in modo articolato la spinosa questione delle attività relative agli idrocarburi liquidi e gassosi con determinati vincoli e precise condizioni.
Oggi, mentre si cerca di reimpostare tutto, le leggi presenti sembrano aver perso valore.
La Giunta Chiodi, sta entrando in contraddizione con quelle che sono le normative, e il PD decide di metter in campo ben altre competenze, non può che rivolgersi ai cittadini, l’unico modo per porre un freno all’avanzare di un progetto che non ha né un inizio né una fine ben precisa, la cosa certa è che andrebbe ad agire su un territorio senza rapportarsi a delle limitazioni o condizioni, dettate al momento in modo totalmente casuale. Con una raccolta firme da presentare in Regione, dove presente sarebbe in primis la voce dei diretti interessati, si potrebbe ostacolare un eco-mostro dagli effetti risonanti su tutto il territorio. Al momento in molti hanno già aderito, 50.000 le firme raccolte.
Il progetto di legge del PD, stabilirebbe in sostanza un nuovo approccio alla disciplina della materia degli idrocarburi, ponendo come obiettivo l’applicazione di direttive comunitarie.
Claudio Cesoni, del comitato Abruzzese in difesa per l’Ambiente, inquadra in modo pratico le preoccupazioni inerenti la questione: 700 saranno i pozzi estrattivi tra Terra e Mare sul 50% del Territorio, in Abruzzo 6 pozzi solo ad Ortona, presso la piattaforma Ombrina Mare 2 che non solo estrarranno ma raffineranno ed estraendo propio petrolio e non più solo propano ed Etano. Blocchi oltrepassati, con leggi poco chiare e con contraddizioni interne: per alcune zone si consente l’esercizio incondizionato dell’attività, per altre resta fissato un limite, ma non vi sono condizioni di mediazione. “Da un lato è vietato, dall’altro si può fare, ma come si può fare non si dice” spiega il Professor Di Salvatore. Al momento però le concessioni ci sono tutte, come per il Centro Oli di Ortona, che trova sede proprio all’interno di un parco nazionale già istituito ma non ancora operativo, o per quelle relative al Parco Marino di Torre Cerrano nel teramano.
Esigenze di carattere ambientale, agricolo e di  tutela della salute dimenticate, autorizzazioni bipassate senza contatto con enti locali, nessuna collaborazione seppur la legge la prevede
In sostanza la mobilitazione punterebbe a smascherare un accordo tecnico di massima tra Direzione degli Affari della Presidenza della Regione Abruzzo e il Ministero dello Sviluppo Economico pur mancando “ad oggi un atto di assenso ufficiale del Governo sulla modifica legislativa proposta”.
“Insomma nelle segrete stanze si sta decidendo il futuro della nostra Regione senza che il Consiglio regionale, le associazioni, i sindaci, i cittadini sappiano qual è il contenuto della trattativa e soprattutto se esso dispieghi gli effetti auspicati: evitare la deriva petrolifera in Abruzzo”, conclude il PD.
L’impatto ambientale tutelato dal diritto comunitario non sembra più esserlo nel diritto politico.

Monica Coletti

 

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