Chieti. “Appare sempre più chiaro il disegno del Presidente D’Alfonso che prosegue nella sua strategia megalomane di controllare in prima persona il destino della Sanità e dell’Abruzzo in generale”.
Così il Presidente della Commissione di Vigilanza, Mauro Febbo commenta le indiscrezioni che parlano di una volontà da parte del Presidente della Regione di procedere alla fusione delle Asl di Chieti e Pescara.
“Tra l’altro non si capisce quale sia, nelle fantasie di D’Alfonso, il nome di questa nuova Azienda (Chieti – Pescara o viceversa) ma si può facilmente intuire – prosegue Febbo che poi spiega: “Dopo aver messo sulla poltrona di Sindaco di Pescara un suo “burattino” , il prossimo obiettivo è piazzare un’altra pedina anche a Chieti (vedi candidato del centrosinistra) in modo da poter aver il pieno controllo sui destini di entrambi i Capoluoghi e di dare sfogo alla sua megalomania, sostenuta da quella imprenditoria che del territorio e della propria terra se ne infischia. E così – ironizza Febbo – metaforicamente il Presidente della Regione mostra la sua grande capacità di vestire i panni sia di Pinocchio sia di Mangiafuoco. Tutto rientra naturalmente in quella strategia che aveva annunciato già nei mesi scorsi e prevede la costruzione del mega ospedale nella fantomatica “Striscia di Gaza” che non è in Palestina ma a San Giovanni Teatino (Sambuceto). Questo determinerebbe chiaramente una pesante penalizzazione ai danni dell’Ospedale di Chieti che è Clinicizzato e di conseguenza dell’Università D’Annunzio che di fatto sarebbe “trascinata” verso Pescara. Per fagocitare l’Ospedale e l’Ateneo di Chieti, D’Alfonso sta pensando ad un’Asl unica e per farlo deve far fuori in primis i due Manager, Zavattaro e D’Amario, che sarebbero solo un ostacolo al suo disegno. Il primo, dimissionario, è entrato in rotta di collisione con il Presidente della Regione accusato dallo stesso Zavattaro di eccessiva ingerenza; il secondo ha denunciato la paradossale situazione del reparto di Oncologia che da un anno è ancora senza primario a causa della mancata autorizzazione da parte della Regione”.
“Artefice, consulente e deus ex machina di questa operazione nientemeno che Paolo Menduni, 75 anni (sic!), che addirittura sarebbe investito della carica di Commissario della nascente Asl e a lui affidato il compito di tracciare il nuovo percorso strategico. Ma con Menduni ci sarebbe un vero e proprio ritorno al passato visto che stiamo parlando di un personaggio che è figlio della Prima Repubblica (eufemismo, sic!!!) e a Chieti e in Abruzzo è molto conosciuto grazie ai suoi incarichi nelle Asl e come consulente delle cliniche private, tra il ‘90 e i primi anni del 2000, fino ad arrivare a Del Turco. Per questo può essere indicato sicuramente tra gli artefici della pessima gestione della Sanità abruzzese che ha determinato il Commissariamento e soprattutto quel pesantissimo debito di 4 miliardi di euro che faticosamente siamo riusciti in gran parte a ripianare chiedendo sacrifici agli abruzzesi. Ma davvero D’Alfonso pensa di ‘riformare’ la Sanità affidandosi a certi personaggi?”.
“Comincia a prendere forma il disegno di D’Alfonso sulla sanità”, gli fa eco l’onorevole di Forza Italia Fabrizio Di Stefano, che spiega qual è il progetto del Governatore della Regione: “Depauperare Chieti anche della ASL e al tempo stesso liberarsi del Manager di quella di Pescara. Costituire un’unica ASL vorrebbe dire avere un’unica struttura ospedaliera, tra l’altro già ipotizzata da D’Alfonso tra Chieti e Pescara. Visto che il Presidente della Regione sembra avere già le idee chiare, mi farebbe piacere anche sapere se ha già individuato il terreno sul quale costruire e conoscerne la proprietà. Forse ignora che queste due ASL rappresentano per incidenza e strutture molto più della metà dell’intero servizio sanitario abruzzese. Ha pensato che dovrebbe rivedere l’intero piano sanitario regionale? Ritengo di no, ma d’altronde se il suo intento non è il risanamento economico della sanità e ancor prima garantire la qualità del servizio, intenzioni che sembrano non evincersi dalle sue proposte, allora tutto ha più senso. Qui c’è da rivedere il rapporto con l’Università e con le strutture delle ASL di Chieti e Pescara. Occorrerebbe un piano che stravolgerebbe tutto l’attuale assetto, per questo ancor di più mi meraviglia il silenzio degli operatori di settore, sindacati in primis. In tutto questo – prosegue Di Stefano – le elezioni comunali di Chieti possono rappresentare l’ostacolo -come io auspico-, o il tassello conclusivo -se dovesse vincere Febo-, della D’Alfonizzazione dell’area metropolitana e quindi dell’Abruzzo. Di qui il totale e colpevole silenzio della sinistra teatina, che però può stare tranquilla perché noi non staremo né zitti né fermi, di fronte a questa scellerata proposta. Non si tratta di una questione di opposizione politica, ma di contrasto ad un progetto che rappresenterebbe un danno incommensurabile all’intero sistema sanitario oltre che ai servizi economici della Regione Abruzzo”.