Usura in Abruzzo: due storie raccontante dall’Adiconsum

Pescara. Due storie, di usura, raccontante dall’Adiconsum, l’associazione in difesa dei consumatori.
Lo Sportello Regionale Antiusura di Adiconsum, attraverso lo speciale Fondo Antiusura, , è intervenuta per aiutare con, con 38.000 euro due famiglie sovra indebitate di Chieti e provincia di Pescara.

 

 

 

I prestiti erogati in Abruzzo ammontano con gli ultimi due interventi a 837.486 euro.

La famiglia “Bianchi”, residente a Chieti, arriva allo sportello antiusura al collasso, schiacciata dal peso dei debiti contratti anni fa con tre diverse società finanziarie: 79.000 euro ottenuti per ristrutturare casa, acquistare mobilio, un’automobile e sistemare i denti di un famigliare.

 

 

 

 

I problemi incominciano nel 2010 con il fallimento di un’importante attività economica in provincia di Chieti, dove moglie e marito, cinquantenni, lavorano come dipendenti percependo buoni stipendi. Il mancato pagamento delle mensilità per un intero anno, la cassa integrazione che arriva in ritardo, prosegue a singhiozzo e che infine si blocca, causano grave squilibrio al bilancio famigliare fino allora in ottimo stato, costringendo a ritardare il rimborso delle rate, poco più di 1.000 euro mensili. Il fallimento fortunatamente si risolve con la vendita dell’attività imprenditoriale, il lavoro riprende per uno solo dei coniugi e con una decurtazione dello stipendio, mentre la moglie prosegue con la cassa integrazione. Il reddito mensile su cui la famiglia può adesso contare è di 2.100 euro, ma il debito è nel frattempo schizzato a 33.000 euro fra residuo dei tre finanziamenti, rate arretrate e relativi interessi di mora applicati dai creditori.

 

 

 

La famiglia è con le spalle al muro: i creditori chiedono il pagamento immediato dell’intero debito inviando una tempesta di sms, lettere e telefonate di sollecito, ad ogni ora del giorno; l’accesso ad altri prestiti è impensabile a causa della segnalazione nelle banche dati dei cattivi pagatori; non resta che il prestito illegale dietro l’angolo. Lo sportello antiusura Adiconsum, a cui la famiglia si rivolge su indicazione della Prefettura di Chieti, sbarra la strada agli usurai: fa la ricognizione dei debiti, ne prospetta l’estinzione in tempi brevi e con il versamento dell’intera somma alle tre finanziarie, al fine di ottenere una congrua riduzione, infine estingue il debito con 20.000 euro dello speciale fondo antiusura del Mef. La famiglia, uscita dalle secche del sovra indebitamento, anticamera dell’usura, è adesso impegnata a restituire il prestito ricevuto dal Mef in 60 rate mensili.

 

 

 

 

 

La famiglia “Verdi”, invece, arriva allo sportello regionale antiusura Adiconsum da un paese in provincia di Pescara, è formata da una coppia, 55 anni lui, 54 lei, con due figli studenti maggiorenni. Il lavoro
dipendente del marito è faticoso, ma consente di guadagnare bene e mantenere la famiglia, la moglie incrementa il reddito con lavori saltuari. Il 2004 è l’anno in cui si decide di acquistare un appezzamento di terreno per costruire una piccola casa indipendente, lontano dal paese: “Volevamo realizzare il nostro sogno e per farlo abbiamo investito tutti i nostri pochi risparmi e chiesto aiuto a una banca”. Il mutuo ipotecario accordato impegna la famiglia a versare ogni mese 526 euro, ma dopo circa due anni, la famiglia chiede e ottiene un prestito personale per l’acquisto dell’arredamento e far fronte ad alcune, sopraggiunte modifiche al progetto, impegnandosi a versare per sette anni una rata mensile di circa 600 euro. La previsione di altre spese necessarie per completare i lavori in casa suggerisce alla famiglia di chiedere un nuovo prestito di 10.000 euro e una carta di credito. La necessità di sostituire una delle due autovetture malridotta dall’usura e far fronte alle spese correnti, infine, costringe la famiglia a chiedere un terzo prestito di oltre 10.000 euro e altre due carte di credito. L’equilibrio fra entrate e uscite si fa delicato, resta indietro qualche piccola rate, ma il peggio deve arrivare: l’azienda che dà lavoro al capofamiglia, infatti, annuncia licenziamenti e cassa integrazione. A questo punto la famiglia, in mancanza del reddito su cui poteva contare, non riesce più a rimborsare le rate dei numerosi finanziamenti accesi (circa 1.000 euro mensili in tutto oltre la rata del mutuo ipotecario pur sempre rispettata) entro le scadenze stabilite, i ritardi si accumulano, gli interessi di mora arrivano alle stelle. Alla ripresa piena del lavoro, dopo circa due anni di cassa integrazione, il debito da saldare escludendo il mutuo ipotecario, è di 22.000 euro e comprende la quota residua dei finanziamenti, rate arretrate e notevoli interessi di mora applicati dai creditori, i quali inondano di sms, lettere e telefonate il debitore affinché saldi immediatamente l’intero insoluto. La famiglia, naturalmente, non è in grado con le sue forze di uscire dalla situazione di grave sovra indebitamento, perché nessuna banca o finanziaria è disposta a concedere altri prestiti in presenza di segnalazioni negli elenchi dei cattivi pagatori e allora inizia a farsi avanti l’idea del ricorso al prestito illegale. Lo sportello antiusura Adiconsum, a cui la famiglia si rivolge su indicazione dei sevizi sociali del comune di residenza, sbarra la strada agli usurai: fa la ricognizione dei debiti, ne prospetta l’estinzione in tempi brevi e con il versamento dell’intera somma alle finanziarie, al fine di ottenere una congrua riduzione, infine estingue il debito con 18.300 euro dello speciale fondo antiusura del Mef. La famiglia, uscita dalle secche del sovra indebitamento, anticamera dell’usura, è adesso impegnata a restituire il prestito ricevuto dal Mef in 60 rate mensili.

Gestione cookie