Progetti organizzativi condivisi con i dirigenti e gli altri operatori sanitari per recuperare il tempo perduto ed evitare il rischio della disgregazione del sistema sanitario pubblico. A chiederlo è il consiglio regionale dell’Anaao-Assomed, l’associazione dei medici dirigenti, riunitosi nei giorni scorsi, che, dopo una iniziale fase propositiva, appare preoccupato per la condizione di stagnazione attuale per la quale sono necessari correttivi immediati.
“L’Abruzzo”, si legge in una nota di Filippo Gianfelice, segretario regionale del sindacato, “non ha bisogno di mega ospedali, della cui inaugurazione avranno memoria forse i nostri nipoti, così come non necessità di Aziende Universitarie, riconosciute fallimentari da un punto di vista dei costi e chiuse in molte regioni d’Italia. Le iniziative che avrebbero dovuto essere motivo di sviluppo sono oggi completamente ferme, se non addirittura involute, come la crescita in termini di prestazioni degli ospedali principali, la riconversione e la specializzazione delle strutture sanitarie più piccole attraverso politiche di investimento sul personale e innovazione delle apparecchiature, il miglioramento e la diffusione delle strutture territoriali anche con l’attivazione di percorsi d’integrazione ospedale-territorio, il recupero dell’attività riabilitativa nella medicina pubblica per anni relegata ad un privato accreditato avido di guadagni”.
Nonostante la qualità delle prestazioni sanitarie fornite in Abruzzo, come confermato recentemente dal rapporto OCSE, sia di ottimo livello, il sindacato teme che utenti e operatori possano correre il rischio di ritrovarsi con un sistema sanitario inefficace e inefficiente. Chiaro il riferimento alla riduzione del personale a tempo determinato paventato nei giornio scorsi che potrebbe essere il preludio alla chiusura di reparti e di strutture ambulatoriali, a causa del licenziamento di molti giovani medici precari.
“Se a questo si aggiunge che il sistema sanitario pubblico”, continua Gianfelice, “non riesce ad acquistare un nuovo apparecchio per la risonanza o che dopo tre anni dalla aggiudicazione della gara non si riesce ad aprire una nuova sala angiografia, si capisce come sia impossibile abbattere le liste d’attesa ambulatoriali e chirurgiche nella nostra regione. L’assenza di strutture riabilitative post-ricovero o strutture territoriali uniformemente diffuse sul territorio rappresenta una condizione insormontabile per i nostri pronto soccorso, stretti fra la riduzione dei posti letto ospedalieri al 3.7 x mille abitanti, imposta dalla politica nazionale, e la costante richiesta dell’utenza”.