Si fa impetuosa la protesta degli operatori di Tecnocall che rischiano di essere licenziati proprio nel periodo delle festività natalizie. Un vero incubo per centinaia di famiglie scese in piazza per difendere il loro futuro.
“Per noi sarà un Natale amaro, da incubo. Ma difenderemo il nostro posto di lavoro senza arrenderci“. Queste le parole di alcuni manifestanti che sono scesi in piazza a L’Aquila per difendere i loro diritti, il diritto di non essere buttati in strada da un giorno all’altro.
Proprio durante i giorni di festa, la protesta si fa ancora più forte per dare un segnale a chi di dovere, a chi ha deciso che centinaia di famiglie debbano vedersi crollare il terreno sotto i piedi. La protesta vede alzare la voce oltre 100 operatori del contact center Tecnocall, azienda leader nel settore del call center, che rischiano il licenziamento di massa.
A rischio il lavoro di 100 operatori Tecnocall
Il territorio aquilano è stato già duramente colpito dalle calamità naturali, e adesso si sta sviluppando una vera e propria emergenza occupazionale che potrebbe trasformarsi in una crisi sociale. Ciò che sta avvenendo alla Tecnocall sta mettendo a rischio il futuro di centinaia di famiglie di Monticchio, un paese in provincia de L’Aquila.
La questione principale riguarda la clausola di salvaguardia che avrebbe garantito protezione ai dipendenti nel passaggio dal mercato tutelato a quello libero. La clausola, però, è stata cancellata dal Decreto Energia, decisione che ha messo a rischio l’attuale personale nel caso di cambio di gestione. Il consiglio regionale abruzzese è alla ricerca di una soluzione, ma il tempo stringe.
Il sito di Monticchio, dove opera la maggior parte dei dipendenti, è composto prevalentemente da donne con un’età media compresa tra i 45 e i 50 anni. Molte di loro hanno alle spalle fino a 20 anni di esperienza nel settore dei call center, ma la loro anzianità di lavoro e la loro professionalità non sembrano importare ai vertici.
Molti dei 100 addetti del sito di Monticchio sono monoreddito, dunque la prospettiva di perdere il lavoro rappresenta una minaccia concreta. Ci sono poi casi di contratti part-time, come quello di una giovane madre che lavora solo 4 ore al giorno e già fatica ad arrivare a fine mese con un mutuo da pagare.
Le segreterie provinciali di Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil sono intervenute in sostegno dei lavoratori asserendo che la risoluzione del consiglio regionale è solo il primo passo di un percorso di mobilitazione più ampio. La battaglia è appena iniziata con l’avvertimento che, se si rendesse necessario, verranno messe in atto azioni eclatanti durante le festività natalizie.