Cani randagi nel centro storico dell’Aquila: la lettera

caneRiceviamo e pubblichiamo di seguito una lettera che affronta il tema dei cani randagi nel centro storico dell’Aquila.

Buonasera,

mi associo alle numerose lettere che vi sono arrivate in questi giorni riguardanti la situazione dei cani vaganti nel centro storico della nostra città.

Scrivo da aquilana, veterinaria, guardia zoofila, padrona e amante dei cani.

Sono anche io perfettamente consapevole della quantità di problemi nella nostra città, problemi che spaziano dalle infiltrazioni mafiose nella ricostruzione, al degrado sociale e culturale, alla situazione urbanistica, aumento della delinquenza e i balconi cadenti del progetto C.A.S.E.; ma essendo veterinaria mi permetto di parlare dell’unico problema in cui mi sento minimamente competente.

Il cane etologicamente è legato da migliaia di anni in maniera indissolubile all’essere umano, senza questo legame o non sopravvive o inselvatichisce organizzandosi in branchi come ancestralmente sarebbe avvenuto prima che da lupo evolvesse in cane.

I cani randagi del centro storico sono animali anziani, spesso malati o malandati, organizzati in branchi, ricercano il continuo contatto con l’uomo seguendo i gruppi di turisti e sono esposti alle temperature glaciali dei nostri inverni. Ancora non riesco a capire chi gli fornisca le cure veterinarie necessarie e vaccinazioni (preciso che chiunque fornisca terapie mediche veterinarie senza essere in possesso dell’apposita laurea e iscrizione all’ordine è colpevole di abuso di professione, articolo 348 del codice penale), chi si occupi della loro igiene o di raccogliere i loro escrementi..come facciamo tutti noi civili proprietari di cani.

I branchi di cani randagi sono un fallimento per la nostra città dal punto di vista igienico-sanitario, etologico e civile. Se il progresso di un paese si denota da come tratta gli animali…bé agli occhi di un turista non ci facciamo una gran bella figura.

Il cane ha il diritto di avere una casa dove passare, in questo caso, gli ultimi anni della sua vita. Vorrei domandare alle associazioni animaliste che si occupano di fornire cibo e riparo, oltre che battersi strenuamente per mantenerli allo stato brado (“i cani sono i monumenti del centro storico”…e io che pensavo fossero chiese, piazze, palazzi, la gente che ci è tornata a vivere e lavorare..devo essere alquanto demodè) come mai non li adottano? o se loro sono impossibilitati perché non si battono per toglierli dalla strada? Penso potremmo essere tutti d’accordo in un paese civile che un cane stia meglio in una casa con le cure di un padrone.

L’Aquila è l’unica città in un paese non del terzo mondo dove io abbia visto una tale situazione di degrado in materia cani randagi..e non sto parlando delle cucce e dei piatti nel Parco del Castello,perché quello che succede ogni sabato sera per i vicoli fruibili del centro è molto più degradante. Tutte le persone che hanno voluto visitare L’Aquila hanno notato i cani e mi hanno chiesto come mai, perché abbiamo questa problematica di randagismo. Io non so cosa rispondere, perché non è chiaro di chi sia la colpa. Qui potrebbe aprirsi un altro capitolo riguardante l’abbandono, la diseducazione riguardo la sterlizzazione e il trattamento riservato agli animali in genere nella nostra città e nella nostra regione. Fatto sta che esiste un rifugio della Lega del Cane a Paganica con 400 cani, ripeto 400 cani, tenuti in ottimo stato dai pochi volontari che se ne occupano. Indice che il problema esiste ed è anche molto serio, nelle mani dei servizi comunali (fino a poco tempo fa avevamo anche un assessore al randagismo) e dei servizi veterinari delle unità sanitarie.

Giulia P.

 

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