Pescara. La passeggiata in bicicletta di questa prima domenica di luglio lunga la costa teatina, circa 20 km dalla foce del fiume Sangro fino a Punta Penna, mi ha consentito di percorrere il tracciato dismesso della vecchia ferrovia. Allo stesso modo ho avuto modo di transitare, insieme ad amici ciclisti di Lanciano che mi hanno validamente accompagnato, sui sentieri che, girando intorno alla Riserva di Punta Aderci, conducono fino al promontorio di Punta Penna e quindi a Vasto.
Sentieri che, partendo dalla Riserva della Lecceta di Torino di Sangro e intersecando solo alcune volte la SS 16 Adriatica, percorrono ora lunghi tratti del vecchio tracciato della ferrovia, ora corsie ciclabili diventate tali per l’assiduo passaggio delle due ruote, poi pedane sopraelevate di legno per evitare il calpestio della vegetazione dunale, e poi strade interpoderali bianche.
Complice anche la bellissima giornata estiva, e il fatto che fosse domenica, tantissime le persone che ho visto arrivare per ritrovarsi sulle spiagge del litorale. La stragrande maggioranza lo ha fatto in auto, come abitudine, parcheggiando dove poteva. E domenica il “dove poteva” ho scoperto essere non solo tutto quello che somigliava ad una strada, ma anche prati e campi accessibili, a partire dall’ex tracciato della ferrovia, reso regolarmente “carreggiabile”, da tutte le strade bianche che portano fin alla riva del mare e a tutte quelle che arrivano intorno alle aree più preziose della riserva di Punta Aderci.
Basta creare un piccolo passaggio, un piccolo varco, anche un angusto pertugio carrabile, e le auto entrano a centinaia, se non a migliaia. Per cui ho trovato automobili parcheggiate su lunghi tratti dell’ex tracciato della ferrovia, fin quasi in riva al mare, lungo le bianche strade della Riserva di Punta Aderci, di assedio a tutti i possibili ingressi alla spiaggia. Un assalto in piena regola, che svilisce quasiasi aspettativa di un futuro diverso per queste zone, che non sia quello del grande consumo nei modi e nei tempi che tantissime amare esperienze di degrado del territorio ci hanno insegnato a conoscere, ma non ad evitare.
Un’aspettativa, finora disillusa, maturata a seguito di una lunga discussione che da troppo tempo si trascina stanca sul destino di questi luoghi. Il Parco della Costa Teatina ad oggi ha fatto solo parlare di se, senza produrre atti concreti, se non manifestazioni di protesta.
L’aver testato una delle possibili opportunità di questo possibile sviluppo, cioè l’itinerario ciclabile lungo tutta la costa, ed in particolare sull’ex tracciato della ferrovia, ovvero il tratto della ciclovia adriatica del progetto Bicitalia di FIAB (versione locale di Eurovelo), mi ha fatto capire che i tempi non possono che essere lunghi. Un mio compagno di viaggio mi diceva, sconsolato, che ci vorranno 50 anni per vedere qualcosa!
Un segno di questa nefasta previsione lo si può rinvenire a ridosso dell’area di Punta Aderci dove, a distanza di rispetto dalla costa, si trova un parcheggio per le automobili completamente vuoto, visto che, non essendoci nessun divieto di accesso, tutti si avvicinano il più possibile alla spiaggia. Adiacente al parcheggio è addirittura previsto un servizio di noleggio bici, curato da FIAB Vastopedala, ovviamente inutilizzato.
Per evitare questo ripiegamento amministrativo gestionale, sono convinto che oggi chi si accinge a governare il territorio regionale debba mettersi nell’ottica di un potente scatto di reni, attraverso la costituzione di una grande ed efficace task force operativa capace di fare definitivamente chiarezza sullo sviluppo più duraturo possibile della nostra regione, assecondandone innanzitutto le vocazioni naturali; un robusto gruppo di lavoro capace di intercettare i flussi monetari europei che sovente attraversano la nostra economia locale, e di trasformarli in fatti concreti, reali, capaci di dare da subito lavoro, occupazione, e poi cultura e crescita sociale e non in ultimo di sostenere la salvaguardia e la tutela del nostro prezioso patrimonio naturale.
“In attesa che accada qualcosa, ci facciamo un parcheggio”. Questa è la didascalia che ho ritenuto più adatta alle tante foto scattate durante la giornata. Didascalia che ha evocato nella mia mente tante altre situazioni, più urbane, come l’area di risulta della stazione di Pescara e la strada parco dove, l’incapacità di prendere decisioni, che guardino ad un futuro magari sostenibile, ad oggi ha prodotto, in modo permanete nel primo caso e temporaneo e ripetuto nel secondo, la più triste, la più povera e, ahimè, la più ricorsiva delle scelte: un parcheggio. Sarebbe ora di dire basta!
Giancarlo Odoardi – Presidente Pescarabici