Ancora una volta nella Regione Abruzzo si aggira lo spettro del sospetto malcostume delle spese pubbliche.
E’ ormai oltre un ventennio che la vita politica dell’Abruzzo è segnata da vicende giudiziarie che travolgono le Giunte Regionali e mettono a nudo la mancanza assoluta di senso civico e di interesse della collettività in una terra con un popolo abituato purtroppo dalla Prima Repubblica con il “Duca degli Abruzzi” Zio Remo Gaspari al voto clientelare di scambio. E pare che la classe dirigente politica abruzzese si sia abituata talmente tanto a questo modo di governare e di procacciare consensi che, pare brutto a dirlo, si sia dimenticata dell’interesse comune, utilizzando spesso il potere pubblico per interessi diversi da quelli della collettività. Una storia quella delle inchieste politico – giudiziarie abruzzesi fatta di molta carcerazione preventiva, di rari processi, di molte prescrizioni e pochissime condanne.
Si è iniziati a fine Settembre 1992 con l’inchiesta sui Fondi POOP, per passare alla “Tangentopoli Teatina” della Giunta comunale democristiana del 1993, arrivando poi allo scandalo della FIRA del 2004 e al “Ciclone” che ha travolto il Comune di Montesilvano nel 2006, fino alla madre di tutte le inchieste, ossia l’operazione “D’Annunzio”, lo scandalo Sanitopoli con la decapitazione della Giunta Regionale di Ottaviano Del Turco, accusato dal “Re” delle cliniche private abruzzesi Vincenzo Maria Angelini. A dicembre del 2008 gli abruzzesi tornarono alle urne eleggendo Gianni Chiodi, candidato del centrodestra. L’elezione è ricordata nella storia politica abruzzese sopratutto perché alle urne si recò poco più della metà degli aventi diritto, segnale della sfiducia che si stava diffondendo fra la gente per la Politica. Ma, non è di certo finita: la notte del 15 dicembre 2008, appena gli exit poll preannunciavano la vittoria di Chiodi, arrivò la notizia dell’arresto del Sindaco di Pescara Luciano D’Alfonso, Segretario Regionale del Partito Democratico, politico capace e di sicuro avvenire che fino ad ora ha “collezionato” assoluzioni a testimonianza del fatto che la presunzione di reato non corrisponde per forza alla sicura condanna o colpevolezza. Pochi mesi dopo, il 6 aprile 2009, alla questione morale si sovrappose il dolore per i 309 morti del terremoto de L’Aquila; una tragedia che alimenta ancora nuove inchieste, l’ultima delle quali è quella sulle presunte Tangenti per la ricostruzione che ha colpito la Giunta del Sindaco de L’Aquila Cialente. Ma, l’inchiesta che ha coinvolto esponenti della Giunta Comunale aquilana è solo il preambolo al ciclone che invece si è abbattuto in queste prime settimane del 2014 anche sulla Giunta Regionale di Gianni Chiodi, con avvisi di garanzia che sono stati inviati a membri della maggioranza e anche a qualche esponente dell’opposizione.
Infatti, la Procura della Repubblica di Pescara ha emesso 25 informazioni di garanzia, con invito a comparire, nei confronti di diversi esponenti della Giunta e del Consiglio Regionale sia della maggioranza che della opposizione.
Titolari dell’inchiesta sono i sostituti procuratori Giampiero Di Florio e Giuseppe Bellelli. Le indagini, condotte dai carabinieri del Reparto operativo del Comando provinciale di Pescara, sono iniziate un anno e mezzo fa e abbracciano il periodo compreso tra il gennaio 2009 e dicembre 2012.
In particolare è stato recapitato un avviso di garanzia al presidente della Giunta, Gianni Chiodi, a quello del Consiglio, Nazario Pagano e ad altre 23 persone, tra assessori e consiglieri. I reati contestati sono truffa aggravata nei confronti della Regione Abruzzo, peculato e falso ideologico. Nel mirino della Procura ci sono le missioni svolte dalle figure istituzionali.
Oltre al presidente della Giunta regionale dell’Abruzzo, Gianni Chiodi, e del Consiglio regionale, Nazario Pagano, anche assessori e consiglieri regionali tra i 25 indagati nell’inchiesta della Procura di Pescara su irregolarità di fatture per rimborsi di missioni.
Gli indagati sono: Alfredo Castiglione (attuale vicepresidente alla Regione e assessore alle Atiività produttive), Paolo Gatti (assessore all’Istruzione), Mauro Di Dalmazio (assessore al Turismo), Carlo Masci (assessore al Bilancio), Mauro Febbo (assessore all’Agricoltura), Gianfranco Giuliante (assessore Protezione Civile), Federica Carpineta (assessore al personale), Luigi De Fanis (ex assessore alla Cultura), Angelo Di Paolo (assessore ai Lavori Pubblici), Lanfranco Venturoni (ex assessore alla Sanità), Riccardo Chiavaroli (consigliere Pdl), Giorgio De Matteis (Mpa), Emilio Nasuti (Pdl), Nicola Argirò (Pdl), Alessandra Petri (Pdl), Antonio Prospero (Rialzati Abruzzo), Lorenzo Sospiri (Pdl), Giuseppe Tagliente (Pdl), Luciano Terra (Udc), Nicoletta Verì (Pdl). Tra i consiglieri d’opposizione: Franco Caramanico (Sel), Cesare D’Alessandro (Idv), Carlo Costantini (Idv).
Stando agli accertamenti gli indagati avrebbero richiesto indebiti rimborsi per viaggi istituzionali in diverse regioni, tra cui il Lazio, la Liguria, la Lombardia, il Veneto. Alcuni di queste trasferte non sarebbero state contemplate o giustificate, in altre occasioni gli esponenti politici di centrodestra finiti sotto inchiesta si sarebbero recati in luoghi diversi da quelli indicati. Gli inquirenti hanno inoltre riscontrato diverse irregolarità nelle fatture di rimborso spese. I documenti contabili, in particolare, sono tutti nelle mani dei magistrati che, tramite i carabinieri, li hanno acquisiti anche in copia nei vari centri dove gli amministratori si recavano per le trasferte.
Si parla di biglietti aerei in business class pagati ai parenti, hotel di lusso senza motivazioni o più camere pagate, anche a presunte amanti, mentre si figurava soli in missioni istituzionali e pranzi luculliani. Tutto questo è quanto emerge dall’inchiesta dei carabinieri di Pescara sulle spese delle missioni dal 2009 al 2012 del Consiglio Regionale d’Abruzzo. L’iscrizione sul registro degli indagati del presidente Gianni Chiodi e di altri 24 tra assessori e consiglieri è il primo risultato a cui perviene la Procura, visto che si tratta solo dei rimborsi delle missioni e non dei rimborsi di tutti i gruppi consiliari sui quali l’indagine è ancora aperta e dovrebbe concludersi entro un paio di mesi. Da questa prima tranche di indagine è fuori il 2013, visto che le spese di quest’anno non sono ancora rendicontate. Il reato di truffa aggravata è per il periodo iniziale della legislatura regionale, quando Giunta e assessori anticipavano le spese per poi farsele rimborsare. Il peculato è per uso di carta di credito non per fini istituzionale, mentre il falso ideologico è per fatturazioni con dati non rispondenti al vero.
Non sono di certo mancate le reazioni da parte dei membri della Giunta Regionale Abruzzese indagati, tese a sminuire la portata dell’accaduto e a fare un distinguo fra quanto successo nelle altre Regioni e quanto invece accaduto in Abruzzo.
TRATTO DA WWW.CENSORINOTEATINO.BLOGSPOT.IT