Tra le regioni maggiormente colpite l’Abruzzo, i cui segni del terremoto si sono concentrati soprattutto in provincia di Teramo dove in un anno sono stati superati i cinquemila sfollati, con 4.681 persone costrette ad abbandonare le proprie case solo nel comune capoluogo.
A fotografare i dati dei danni di quella sequenza di scosse senza fine, iniziata il 24 agosto di un anno fa e poi proseguita con le due scosse del 26 e 30 ottobre, quest’ultima di 6.5, e con quelle del 18 gennaio, tutte sopra i 5, tra Lazio e Abruzzo, seguite dalla slavina che ha investito l’Hotel Rigopiano con 29 morti, è il report del Cor Abruzzo aggiornato al 27 luglio 2017.
Dati che parlano di ben 9.421 sopralluoghi al 17 luglio 2017 effettuati con schede Aedes (agibilità e danni nell’emergenza sismica), di cui 6.935 hanno interessato la sola provincia di Teramo e 2065 la provincia de L’Aquila. Sopralluoghi che hanno portato a dichiarazioni di non agibilità, a diversi livelli, per 4.275 edifici (di cui il 48% relative ad edifici privati). Oltre 200 gli edifici pubblici non agibili, 197 le scuole. Anche in questo caso a fare la parte del leone è il teramano, con 150 scuole con diverse inagibilità di cui 26 con esito E o E/F.
Danni ingenti anche per gli edifici di culto, con 367 unità che hanno subito danni a vari livelli.
Un patrimonio, quello pubblico e privato, che duramente colpito dal sisma del 24 agosto ha visto una crescita
esponenziale dei danni dopo la scossa del 30 ottobre. A confermarlo anche i numeri relativi agli sfollati: se in
Abruzzo le persone sfollate e assistite tra strutture alberghiere e autonoma sistemazione erano 411 al 1 ottobre 2016, il numero è salito a 3.921 al 31/12, fino ad arrivare a 5.488 al 17 luglio 2017.
Dati a cui andrebbero aggiunti quelli dei danni alle infrastrutture e alle attività agricole, e la paura per
eventuali danni alla diga di Campotosto, sottoposta a diversi controlli ed anche parzialmente svuotata, in via precauzionale, dopo le scosse del 18 gennaio.